Domani 13 aprile, nell’ambito della prima edizione di Mythos. Festival di teatro classico, al Teatro Comunale Mario del Monaco di Treviso andrà in scena Ecuba. Ares il dio della carneficina di TEMA ACADEMY, compagnia attiva dal 2007 formata da ragazzi che frequentano la scuola di teatro di Tema Cultura.
Anticipiamo, dal libretto di sala, alcune note di Giovanna Cordova. Precederà lo spettacolo l'incontro Le donne sulla scena di Troia, alle ore 19 nel ridotto del Teatro, a cura di Classici contro.
Ecuba è un testo anomalo, si ha l’impressione che in questa tragedia Euripide, in realtà, non voglia salvare nessuno, ma che abbia scelto di raccontare una storia solo allo scopo di mostrare che in ogni essere umano, anche di rango elevato, vi sono aspetti di cui sarebbe meglio vergognarsi.
Dove sono i personaggi “positivi” di questa tragedia? Tutti in un modo o nell’altro carnefici, governati da Ares, figlio di Zeus e di Era, dio della carneficina, assetato di sangue, simboleggiato dal cane rabbioso e dall’avvoltoio, accompagnato da terribili creature: i Demoni del frastuono in battaglia gli Spiriti dell’omicidio. È lui il vero deus ex machina che guida le azioni di tutti i personaggi.
Una spirale di violenza senza fine iniziata con la devastazione di Troia e che, passando da una vendetta all’altra, porta all’annientamento di tutti i personaggi.
La scena si apre con il frastuono della battaglia intorno alle mura di Troia e la sua distruzione. Da questo massacro dove «Il sangue faceva marcire il terreno» iniziano a muoversi i vari personaggi: Priamo, Polimestore, Odisseo, Achille, Polissena, Polidoro, Agamennone, tutti con le loro ragioni e con la scelta scellerata di farle valere con la vendetta.
La stessa Ecuba per vendicare i figli morti acceca Polimestore e taglia la testa ai suoi due figli bambini.
Che cosa rimane? La protagonista, Ecuba, che lapidata dai seguaci di Polimestore si trasforma in cagna furiosa. Il testo, in un alternarsi di parola, musica e movimento con uno svolgimento corale dell’azione, verrà ad affermare l’inutilità, allora come ora, della violenza e della vendetta che trasforma inevitabilmente tutti in vinti.
Il pretesto del male.
Il modo nel quale mi sono avvicinata con i ragazzi alla lettura del testo di Euripide, è stato partendo dai fatti che negli ultimi anni hanno sconvolto e messo a dura prova i fondamenti del nostro vivere civile: dall’11 settembre, alla strage Bataclan e di Charlie Hebdo, alla sparatoria in un centro commerciale a Monaco di Baviera , a l’esplosione all’aeroporto di Bruxelles ed ancora la carneficina sulla Promenade des Anglais a Nizza, o l’ attentato in Germania su un treno bavarese, dove un ragazzo ha assaltato un vagone colmo di passeggeri brandendo un’ascia, senza dimenticare il susseguirsi di attacchi e rappresaglie tra israeliani e palestinesi. Considerazione più che mai attuali oggi alla luce degli scenari di guerra che nell’ultimo mese hanno stravolto da un giorno all’altro le coscienze di ognuno di noi.
Perché? Qual è il senso e la ragione di tanto orrore?
A prescindere da considerazioni di tipo sociologico, una possibile risposta è forse rinvenibile guardando al passato, perché nelle stragi del 2000 esiste qualche cosa di non definibile: non è solo odio, o solo rabbia o voglia di vendetta, ma è necessario “andare oltre” riferendosi ad un “essenza demoniaca” che convive nell’essere umano tragicamente vicina a quell’Ares altrimenti definito nella tragedia di Euripide “il dio della carneficina”, “colui che ha distrutto le mura della bellezza”, colui che ha annientato Troia appunto, dove tutto è incominciato.
E come, d’altra parte sottacere l’inquietante parallelismo tra la distruzione di Ilio e l’attentato alle torri gemelle provocati in entrambi i casi da due diverse “macchine infernali” in apparenza del tutto inoffensive?
È una risposta difficile, ed è la stessa che ci si pone dopo la lettura dell’Ecuba, tragedia nella quale, in ultima analisi, tutti i personaggi sono colpevoli e carnefici. Tutti, nel passato come nel presente, diventiamo colpevoli e carnefici nel momento in cui la ragione lascia il passo al Demone della strage.
Come si legge nell’ Ecuba: «quello che è importante è riconoscere l’attimo» Di questo è fatta la nostra vita: di attimi, e sta a noi, in quella frazione di secondo, scegliere quello giusto o quello sbagliato.
Purtroppo, troppi sono stati gli attimi che non abbiamo saputo afferrare e Ares, più attento e veloce, ha fatto da padrone, scegliendo per noi.
PERSONAGGI INTERPRETI:
ECUBA:
PAOLA ZULIANI
POLIDORO:
SEBASTIANO MASELLI
POLISSENA:
GAIA GIACOMIN
ODISSEO:
FEDERICO BARBISAN
TALTIBIO:
MARCO MENONCELLO
POLIMESTORE:
ALESSANDRO GABRIEL
ARES:
MATTIA CERVELLIN
NEOTTOLEMO:
LEO COPPETTA
CORO ARES:
FILIPPO LOCATELLI, FEDERICO DELIA, GIUSEPPE MANFREDI, MATTEO ROSSETTO, LINDA ATZORI, ILARIA BENVENUTI, ANASTASIA BREEDVELD BORTOLOZZO, SALVADORI ISOTTA, SASHA CASTRIGNANO’, COSTANZA PEZZATO, CATERINA BACCICCHETTO, ANITA BACCICCHETTO, ADA OKUROGLU
COREOGRAFIE E MOVIMENTI SCENICI: SILVIA BENNETT
DISEGNO LUCI: GIANLUCA CIOCCOLINI
TRUCCO: SUSY ZANCANARO
FOTO DI SCENA: MARISTELLA VIOTTO
TESTO E REGIA: GIOVANNA CORDOVA
PRODUZIONE: TEMA CULTURA