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Ancora Edipo, ancora il bambino deposto in fasce, il parricidio e l’incesto. Alcuni decenni dopo Edipo Re (1967) di Pier Paolo Pasolini, il cinema ripropone una nuova trasposizione filmica dell’antico mito tebano, e lo fa con la regista tedesca, Angela Schanelec, esponente della cosiddetta “Berliner Schule” cinematografica[1].

Schanelec viene dal mondo del teatro, ha studiato recitazione alla Hochschule für Darstellende Kunst di Francoforte sul Meno, e ha lavorato come attrice in prestigi teatri quali lo Schauspiel di Colonia, il Thalia Theater di Amburgo, la Schaubühne di Berlino. A partire dagli anni Novanta del secolo scorso è passata al cinema confezionando pellicole di un certo interesse, alcune delle quali presentate al Festival del cinema di Berlino, dove ha conseguito nel 2019 l’Orso d’argento per la miglior regia con Ich war zuhause, aber...[2].Music, regia di Angela Schanelec, Berlinale 2023

Ebbene, è proprio alla Berlinale che nel febbraio 2023 Schanelec ha presentato il suo film ‘edipico’, dal titolo Music, premiato con l’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura. Che la pellicola si ispiri al mito antico lo si capisce fin dalle prime sequenze, nonostante l’indeterminatezza di luoghi e tempi e nonostante i personaggi non abbiano nomi che rimandino all’antica saga greca (a parte Merope, la madre adottiva)[3]. Si vede il fianco roccioso di una brulla montagna della Grecia continentale (il monte Citerone?), ricoperto di cardi e cespugli spinosi. Mentre i tuoni preannunciano lo scoppio di un temporale, un uomo e una donna camminano in lacrime; la donna è affranta e non riesce a reggersi sulle gambe. Ha appena partorito e il bambino è stato abbandonato in una capraia, come si coglie da una sequenza successiva in cui viene mostrato un neonato in fasce ritrovato e messo in salvo da un medico condotto di nome Elias il quale, insieme con la moglie Merope decide di tenerlo e allevarlo dandogli il nome di Jon. Tutto il prologo è costruito attraverso immagini intense, senza che venga pronunciata una sola parola. Da alcuni riferimenti s capisce solo che siamo negli anni Ottanta del secolo scorso.

Music, regia di Angela Schanelec, Berlinale 2023

La macchina da presa indugia sul volto dei protagonisti: dalle facce di Elias (Argyris Xafis) e di sua moglie (Marisha Triantafyllidou), in spiaggia con piccolo, comprendiamo l’amore che i due genitori adottivi trasmettono al trovatello. Qualche anno dopo ritroviamo Jon adolescente (Aliocha Schneider) che si porta dietro un marchio indelebile: un’irritazione cutanea sulla pelle delle caviglie e dei piedi che aveva fin da piccolo e che non scompare. Durante una scampagnata al mare con gli amici viene avvicinato da un uomo più grande, tale Lukian, che cerca un approccio sessuale. Jon/Edipo lo respinge bruscamente, ma senza l’intenzione di fargli del male. Ma il malcapitato muore picchiando la testa su una roccia. Condannato a un anno di reclusione per omicidio colposo, Jon finisce in carcere, dove ha modo di conoscere Iro (Agathe Bonitzer), una donna che lavora come agente penitenziario, e che durante la detenzione si prende cura di Jon comprandogli creme per le caviglie e iniziandolo alla musica con registrazioni di Monteverdi, Bach, Pergolesi e altri. La musica costituisce per lui lo strumento della redenzione (da qui il titolo del film, Music).

Music, regia di Angela Schanelec, Berlinale 2023

Anni dopo ritroviamo la coppia felicemente sposata e con una figlia, in vacanza a casa dei genitori di lui, in una qualche piccola località della costa greca. Siamo nell’estate del 2006 (la datazione è ricavata dal fatto che la tv trasmette la partita Italia-Germania, semifinale dei Mondiali di calcio di quell’anno). Mentre Grosso e Del Piero affondano la squadra tedesca, e il commentatore greco esulta ai gol degli azzurri, ecco compiersi la rivelazione, a dire il vero con modalità un po’ forzate e inverosimili (ma quante accuse di inverosimiglianza sono state rivolte anche all’Edipo re sofocleo!). Iro telefona a casa del suo precedente compagno, che non sentiva da molti anni, e viene a sapere della sua morte. Le modalità e la cronologia non lasciano dubbio alcuno: Lukian era il padre di Jon e questi ha commesso parricidio e incesto.

Music, regia di Angela Schanelec, Berlinale 2023

Fin qui la trama è abbastanza fedele a quella canonica del mito. La parte finale della pellicola, invece, presenza scarti e innovazioni interessanti. Iro non dice nulla a nessuno e in silenzio decide di uccidersi lanciandosi da un dirupo, mentre Jon e la figlia se ne stanno in spiaggia senza nulla presagire. L’Edipo della Schanelec non scopre la verità sulle sue origini e non deve cavarsi gli occhi per la disperazione. Continua a vivere con la figlia e benché perda la vista nel corso degli anni, a causa di una malattia non precisata, trova una compensazione alla sofferenza nell’arte, precisamente nel canto. Il luogo della redenzione di questo Edipo contemporaneo non è la Colono di Sofocle, ma la Berlino di oggi, dove si afferma come cantante di successo. L’idea di fare di Edipo cieco un artista nel campo della musica è senz’altro una derivazione – chissà se inconscia o consapevole – dall’Edipo re di Pier Paolo Pasolini, dove Franco Citti nei panni di Edipo, guidato da Ninetto Davoli, alla fine suona il flauto per le strade di Bologna. In questo caso vediamo Edipo anziano aggirarsi per le strade trafficate attorno a Potsdamer Platz, nel cuore di Berlino, e in alcune sequenze esibirsi in performance canore registrate in uno studio discografico.

Music, regia di Angela Schanelec, Berlinale 2023

La rielaborazione del mito di Edipo proposta da Angela Schanelec ha molti tratti di originalità, ma il suo film non regge il confronto col precedente pasoliniano. Certo, si tratta di epoche e stili diversi e forse incomparabili, e inoltre questo Edipo cinematografico è volutamente del tutto estraneo al complesso edipico e alla psicoanalisi.

Il linguaggio adottato dalla Schanelec è estremamente ellittico ed enigmatico, alle volte quasi onirico, colmo di inverosimiglianze (Iro/Giocasta sembra essere coetanea di Jon/Edipo, e resta il dubbio che si tratti veramente della madre biologica), al punto che lo spettatore è chiamato a scandagliare ogni dettaglio per comprenderne il senso ed inserire il tassello nel posto giusto dentro il mosaico della trama. Si tratta di una scelta estetica rispettabile, ma praticata in modo decisamente troppo radicale. Resta valida l’idea di un Edipo musicista, che nell’arte trova la ragion di vita, un linguaggio con cui esprimere il proprio mondo interiore, ed anche modo per superare il dolore abissale che si porta dentro.

Music, regia di Angela Schanelec, Berlinale 2023

 

Music

https://www.berlinale.de/en/2023/programme/202313655.html

Regia: Angela Schanelec

Sceneggiatura: Angela Schanelec

Fotografia: Ivan Marković

Montaggio: Angela Schanelec

Musica: Rainer Gerlach

Costumi: Anette Guther

Interpreti: Aliocha Schneider (Jon), Agathe Bonitzer (Iro), Marisha Triantafyllidou (Merope), Argyris Xafis (Elias), Frida Tarana (Phoebe mit 6), Ninel Skrzypczyk (Phoebe mit 14), Miriam Jakob (Marta), Wolfgang Michael (Hugh)

Produzione: Konstantinos Kontovrakis, Giorgos Karnavas - Les Films de l’Après-Midi (Parigi)

Origine: Germania-Francia-Serbia, 2023

Durata: 108’

 

[1] Da Pasolini ad oggi le pellicole che si ispirano in modo più o meno esplicito al mito di Edipo e alla tragedia sofoclea sono molteplici. Tra le più significative si ricordano: Funeral Parade of Roses del regista giapponese Toshio Matsumoto (1969), Edipo alcalde del colombiano Jorge Alì Triana (1996), e Incendies – la donna che canta del canadese Denis Villeneuve (2010).

[2] Tra i suoi film più importanti: Ich bin den Sommer über in Berlin geblieben (1993), Das Glück meiner kleinen Schwester (1995), Plätze in Städten (1998), Mein langsames Leben (2001), Nachmittag (2007), Der traumhafte Weg (2016).

[3] La regista ha dichiarato di essere stata influenzata da un Edipo re sofocleo visto a teatro a Colonia nel 1984 per la regia di Jürgen Gosch con Ulrich Wildgruber nel ruolo del protagonista, traduzione tedesca di Hölderlin.