Leonardo Sciascia (1921-1989), ebbe col teatro un rapporto ondivago, forse perché amava di più il cinema o perché gli mancavano, allora, le conoscenze giuste per intraprendere una attività che necessitava delle istituzioni teatrali per accedere a una continuità.
Aveva scritto, appositamente per il teatro: L’onorevole che, però, fu rappresentato dopo che Il Piccolo Teatro, nel Marzo del 1966, decise di mettere in scena: I mafiusi di la Vicaria, con la regia di Fulvio Tolusso, interpreti: Franco Graziosi, Gigi Pistilli, Franco Sportelli, Lino Capolicchio e altri.
Si trattò di uno spettacolo-evento, per l’argomento trattato, visto che, in quegli anni, la mafia risultava ancora una parola inusitata, tanto che c’erano coloro che ne negavano persino l’esistenza. Gli stessi capimafia non cercavano di nascondersi, anzi facevano sfoggio del loro potere addirittura sui balconi di casa, come accade in Il giono della civetta che, pubblicato da Einaudi, ebbe la sua prima riduzione teatrale nel 1963, con lo Stabile di Catania, e quella cinematografica nel 1968, con la regia di Damiano Damiani (1922-2013) e un cast stellare: Claudia Cardinale, Franco Nero e Lee J, Cobb.
Anche per I Mafiusi si trattò di una riduzione o, meglio, di una riscrittura del testo di Giuseppe Rizzotto, scritto nel 1863, con cui è lecito fare iniziare la storiografia teatrale legata al fenomeno mafioso.
Al tempo di Sciascia, la mafia era diventata qualcosa di diverso, rispetto a quella di Rizzotto, benché questo avesse intuito, un secolo prima, il rapporto esistente tra mafia e politica, anche se, allora, visto in chiave moralistica.
Per Sciascia, i mafiosi, come Gioacchino Funciazza, protagonista della commedia, passano ben presto dalla piccola alla grande mafia, fino ad associarsi alla macchina elettorale, mettendosi, nel nostro caso, al servizio dello Sconosciuto che si serve di lui per raccattare preferenze, in occasione delle elezioni, che vincerà regolarmente grazie ai voti di scambio.
L’edizione del Piccolo Teatro, con le bellissime scene di Ezio Frigerio, si distinse, non solo per la lettura critica di Tolusso che, pur rimanendo fedele al testo, riuscì a immetterlo in un piano politico contemporaneo.
Del resto, anche Sciascia aveva attuato un capovolgimento rispetto all’originale ottocentesco, creando un parallelismo tra il potere del regno sabaudo che non teneva in carcere i mafiosi, anzi li liberava, per redimerli, e quello degli anni Sessanta che si mostrava ancora incredulo nei confronti della potenza del malaffare, anzi se ne serviva per i propri fini di dominio.
Tolusso utilizzò la materia mafiosa facendo ricorso, oltre che all’aspetto drammatico, anche a quello comico-grottesco, per venire incontro alle esigenze del pubblico. C’è da dire che, dopo il successo del Piccolo Teatro, Sciascia divenne il referente, anche giornalistico, del problema mafioso, tanto che, qualche decennio dopo, scriverà:
Ho dovuto fare i conti, da trent’anni a questa parte, prima con coloro che non credevano o non volevano credere all’esistenza della mafia. E ora con coloro che non vedono altro che mafia.
Il teatro, più della letteratura, porta al centro della discussione, problemi che non avrebbero l’eco dovuta, come, per esempio, quello dell’inebolimento della lotta alla mafia che ne favorisce l’esistenza, proprio perché si è trasformata in lotta per il potere dentro le istituzioni. Ciò che infastidiva Sciascia era l’appellativo di ‘ mafiologo’, tanto che rispondeva di «essere semplicemente uno che è nato, vissuto e vive in un paese della Sicilia occidentale e che ha sempre cercato di capire la realtà che lo circonda, gli avvenimenti, le persone».
Qualche mese dopo il debutto milanese, la Compagnia del Teatro delle Dieci di Torino, mise in scena L’Onorevole (13 Aprile 1966), con debole esito, ma la fortuna teatrale, Sciascia la dovette alla riduzione dei suoi capolavori, oltre a Il giorno della civetta, Il consiglio d’Egitto (1976), A ciascuno il suo (1980) e a quella delle riduzioni cinematografiche dei suoi romanzi.
Una versione più lunga di questo articolo è apparsa nel libro Teatro e mafia 1861-2011, Edtrice San Raffaele. Le immagini dello spettacolo 'I mafiosi' sono tratte dall' Archivio del Piccolo Teatro, che ne detiene tutti i diritti. Sotto, una rara immagine del manifesto.