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Vi prego, non spegnete il cellulare, non silenziatelo, lasciate che vi chiamino; oppure chiamate voi, raccontate cosa state ascoltando e che sta succedendo qui, raccontate tutto, chiamate chiunque sia possibile, spedite messaggi ed email, prendete il cellulare e fotografatemi, girate un video.

Tra pochi secondi, accadrà quel che avete già visto. Ma nessuno ha ancora visto questo momento, questo preciso momento: perciò, per favore, registratelo e mandatelo a tutti, perché ora, adesso, non sono più viva e non sono ancora morta, sono qualcosa nel mezzo, sto diventando una creatura di Twitter, tra pochi minuti volerò attraverso i social e domani vi sveglierete e io, proprio io, sarò ovunque.

Vi ricordate di me?

Si, sono io quella che d'improvviso è stata gettata nel web: sono diventata una creatura di Twitter, mi conoscete perché vivo su Twitter.

Ma questo momento, proprio questo ‘mio’ momento, nessuno lo ha ancora visto. In questo momento, sto in piedi e sta per accadere, a dieci passi da me.

Dieci passi, sino a che un pezzo di metallo mi colpisce al cuore e cado.

Allora, quando il sangue mi sgorga dalla bocca e dal naso, qualcuno gira verso di me il cellulare, scatta, mi ferisce col flash, mi lascia per sempre in questo mondo che non è né dei vivi, né dei morti, un mondo a sé stante, un mondo che contiene sia la vita che la morte. Così rivivo in ogni click e chiamerò sempre di nuovo aiuto. No, mi chiameranno, mi invocheranno. Voi mi state chiamando, ancora e ancora. 

Ma adesso, in questo momento, sto ancora qui, a dieci passi da dove accadrà, sto andando incontro a quel che accadrà, ancora pochi passi e tutto sarà finito o meglio…comincerà. Sta per cominciare. 

Confusione. Grida, baccano, il fumo denso dei lacrimogeni, fiumi di gente per strada. Perché sono qui? Come sono arrivata qui? Stavo tornando da scuola? Oppure avevo appuntamento con un amico a qualche isolato? Oppure…? Che importa? Quel che importa è che fossi lì, proprio allora, giusto in quel momento.

Un colpo d’arma da fuoco, un urlo, ancora uno sparo, poi un altro ancora, due, tre. Qualcuno ha lanciato pietre, qualcun altro che voleva scappare si è fermato, si è guardato intorno, verso di me, forse ha visto qualcosa, per un attimo gli sono balenata negli occhi, una ragazza sanguinante che cade a terra nel silenzio più assoluto e per un momento regna solo pace.

Tutti si fermano e guardano verso quell’unico punto, verso me, persino quelli dall’altra parte abbassano le armi e guardano lì.

Poi il rumore di un uno sparo li ha riportati alla realtà, uno di loro mi ha scrutato per un secondo, non si ricordava dove mi avesse già vista, ebbe paura e mi disse: “tesoro, torna indietro, qui è pericoloso”, quindi corse oltre, mentre pensava tra sé: ‘oh, dio, ma dov’è che l’ho già vista?’, non gli riusciva di ricordarlo, non mi aveva già vista, non mi aveva mai vista, ma l’indomani, sì l’indomani mi avrebbe vista.

Domani sarei stata dappertutto, e lui si sarebbe ricordato: ‘Ah, ma non era la ragazza che…?’ Si, è proprio lei; sono proprio io. E mentre correva, lui si ricordava di me, si ricordava di me in anticipo.

Per favore, non spegnete il cellulare, non silenziatelo, lasciate che vi chiamino; oppure chiamate voi, raccontate cosa state ascoltando e che sta succedendo qui, raccontate tutto, chiamate chiunque sia possibile, spedite messaggi ed email, prendete il cellulare e fotografatemi, girate un video.

Tra pochi secondi, accadrà quel che avete già visto. Ma nessuno ha ancora visto questo momento, questo preciso momento: perciò, per favore, registratelo e mandatelo a tutti, perché ora, adesso, non sono più viva e non sono ancora morta, sono qualcosa nel mezzo, sto diventando una creatura di Twitter, tra pochi minuti volerò attraverso i social e domani vi sveglierete e io, proprio io, sarò ovunque.

Immagini da Teheran @Sepideh Farsi

Questo testo è stato letto in lingua farsi dalla regista Sepideh Farsi all’inizio di una tavola rotonda che si è tenuta presso la Volksbühne di Berlino il 23 novembre sulla situazione in Iran. La tavola rotonda in tedesco si può ascoltare qui fino al 23 dicembre. La traduzione della versione inglese vuole essere il contributo di ‘Visioni del Tragico’ alla Giornata mondiale dei diritti umani. Nel testo parla una delle donne fotografate e filmate dai cellulari dopo essere stata colpita da un proiettile durante le proteste in Iran. Chiede che di lei venga diffusa anche l’immagine prima dello sparo, quando era ancora viva ma vicinissima a quello che stava per accadere. In questa maniera, attraverso l’immagine rilanciata infinite volte nel web, sarebbe rimasta ancora viva. Probabilmente il testo allude alla vicenda di Neda Aha Soltan di cui diremo dopo.

Proteste in Iran, 2022

Pubblicando questo testo, si cerca così in qualche modo di rispondere alla sua richiesta, ossia guardare e diffondere le immagini e le testimonianze che ci arrivano della tragedia iraniana, per svegliare le coscienze di tutto il mondo, superando le polemiche sull’inaffidabilità di internet nella diffusione di immagini e notizie. La tavola rotonda è seguita infatti alla proiezione di due documentari, per la regia di Sepideh Farsi: il primo, "Daughters of Iran", consiste nella composizione di filmati con il cellulare raccolti dalla rete, che raccontano la protesta in Iran, dopo la morte violenta della ventiduenne  Jina Mahsa Amini, uccisa di botte il 16 settembre del 2022 per non aver indossato correttamente il velo. La rete diventa l’unica maniera, per i rivoluzionari, di tenere aperta al mondo una finestra sulle loro sofferenze. A questo processo di raccolta di questi video, lanciati come messaggi nella bottiglia nell’oceano del web, allude il testo letto dalla regista del documentario. Il secondo documentario data invece 2009, quando scoppiò la prima grande protesta contro il regime. Il titolo "Tehran Without Permission" allude alle contraddizioni e ai paradossi di una città sospesa tra libertà e oppressione, modernità e reazione.

Proteste in Iran 2022

Ma vi è un altro motivo per cui pubblichiamo questo breve testo. Alcune frasi con cui questa donna si congeda dalla vita per diventare una ‘creatura di twitter’ ricordano da vicino i versi con cui Antigone, nella tragedia di Sofocle, si avvia nella sua tomba prigione, congedandosi dal coro di vecchi Tebani, chiamando a testimoni la città, le sue fonti, la terra sacra: «oh, me infelice, non fra i vivi, né fra i morti, andrò ad abitare» (vv. 850-851). Anche altre letture, come quella di Maria Zambrano (La tomba di Antigone, 1936), hanno colto la natura del personaggio Antigone nella sospensione tra il mondo dei vivi e quello dei morti: così  in questo testo il web diventa quel mondo, in cui questa Antigone iraniana, colta da uno scatto a dieci passi dalla fine,  eternamente muore ed eternamente vive. Anche l'inizio della breve prosa, con l'invito a raccontare a tutti, attraverso Twitter, quel che accade, ricorda le parole di Antigone alla sorella Ismene, nel prologo della tragedia di Sofocle: «gridalo, gridalo dappertutto, quel che io voglio fare: tanto più mi sarai odiosa con il tuo silenzio, se non lo annuncerai a tutti! » (vv. 86-87).

Non è certo la prima volta che il nome Antigone viene evocato a proposito delle donne che oppongono e resistono al regime iraniano. Neda, Antigone dei nostri tempi fu il titolo di un articolo apparso nel 2008 sul ‘Sole 24 ore’ di Roberta De Monticelli per l’uccisione a Teheran di Neda Agha-Soltan (1982-2009) durante le proteste in piazza, e a cui fu negata la sepoltura perché la tomba non diventasse oggetto di culto: “Neda è anche Antigone, l'Antigone dei nostri tempi. La sua morte ha risvegliato il mondo intero a un elementare sentimento di orrore per l'oscena violenza di quel potere che le nega addirittura i funerali: l'onore della sepoltura. L'esigenza assoluta, quella della pietas che non conosce proibizione e potere, è il sentimento che ha acceso in noi, lei che non di ancestrali e non scritte leggi del cuore s'è fatta volto e simbolo, ma del diritto, delle libertà civili e politiche, dell'intera dolce luce della modernità.” Purtroppo il destino di Neda fu legato a un clamoroso scambio di immagini e di identificazione da parte dei media internazionali (la vicenda è ricostruita ad esempio qui). Il web, mondo di mezzo, diviene facilmente luogo di manipolazioni e errori.

Proteste in Iran 2022

Ieri è stata diffusa la notizia della condanna a tre anni di carcere di Farideh Khamenei, nipote della Guida suprema. Il fratello ne aveva diffuso un appello (che si può vedere e ascoltare qui), in cui Farideh si scaglia contro il regime dello zio, come irrispettoso dei principi religiosi e che ‘non conosce nessuna legge o regola’. La situazione (una nipote contro il regime dello zio, che vuole conservare il potere ad ogni costo e non rispetta né donne, né uomini, né bambini) ricorda l’opposizione di Antigone allo zio Creonte, e persino il richiamo alle leggi non scritte superiore alle leggi del regime sembra esserne un’eco. L’opposizione che anima il personaggio di Sofocle viene in mente più volte in questi giorni di gesti eroici delle donne iraniane. Il conflitto tra legge morale e legge dello Stato si presenta di continuo nel teatro e nel cinema iraniano (ad esempio nel film Il male non esiste di Mohammad Rasoulof, Orso d’oro a Berlino nel 2020). Ma già oltre vent’anni fa, la regista Pari Saberi ebbe il coraggio di mettere in scena un’Antigone, sia in Iran sia al Colosseo di Roma. Un’Antigone spettacolare e suggestiva (vedi qui), di cui la regista a suo tempo non potette pubblicamente esplicitare tutto il potenziale politico, anche perché lo spettacolo era voluto e sovvenzionato dal governo iraniano. Un’altra Antigone, riscritta dal regista Homayoon Ghanizadeh, suscitò in Teheran nel 2016 non poche proteste e l’intervento della censura (vedi qui). Ma una ricerca su Antigone in Iran, in senso simbolico e in concreto senso teatrale, è ancora da farsi.  (S.F.)  

Proteste in Iran 2022

 La prima immagine è nella home page dell' evento suul sito della Volksbühne  di Berlino. Le altre foto sono tratte dal web.