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Oggi, 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne vogliamo segnalare la Mostra CRUOR di Renata Rampazzi, allestita presso il Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese (17/09/2020 - 10/01/2021), al momento sospesa (per DPCM del 3 novembre). 

 

 «Ogni giorno, aprendo il giornale, si leggono notizie di aggressioni, violenze, uccisioni perpetrate alle donne da parte di uomini. Certo, si tratta di un fenomeno che non è di oggi, ma che ai giorni nostri ha assunto una tale diffusione da far coniare un neologismo: femminicidio. L’emulazione è tale che lo stesso isolamento forzato a causa della recente epidemia di Covid 19 ha aumentato in molte coppie il rischio di uccisioni, sempre secondo la regola del più forte, dell’uomo sulla donna. Forse è il passare da semplice atto di dominio e da una visione della donna come oggetto di sfruttamento e di possesso, all’affermarsi dell’intolleranza e alla reazione per le rivendicazioni delle donne di un uguale diritto di essere alla pari degli uomini che ha accresciuto tanta violenza. Ma non lo giustifica».

 Queste parole dell’artista aprono il suo Appunti di viaggio, una nota alla Mostra che si può leggere per intero nel catalogo, curato da Claudio Strinati.

 Come è scritto nella scheda di presentazione di CRUOR, pubblicata sul sito del Museo Carlo Bilotti,

«CRUOR, sangue in latino, è un tema che ha radici antiche: il sangue di Cristo, il sangue dei martiri sono all’origine stessa dell’arte cristiana e sono state affrontate nei modi più diversi al mutare delle circostanze storiche. In questa occasione manifesta l’urgenza dell’artista a riflettere sul tema della violenza sulle donne.

Le sue opere, che coprono un arco temporale dal 1977 al 2020, si declinano in ComposizioniFeriteSospensioni Rosse, Lacerazioni, sino ad arrivare all’installazione Cruor del 2018.

Mischiando terre e pigmenti, Renata Rampazzi ha dipinto una trentina di garze, simbolo delle medicazioni delle ferite subite dalle donne, in una variazione di rossi, dal più tenue al più vivido. Appesi al soffitto su piani sfalsati, come una sorta di cortine da palcoscenico, questi lunghi drappi di 4x1 metri invitano il visitatore ad addentrarsi in un labirinto emotivo, in cui si penetra nella sofferenza e nella privazione della propria identità a causa della violenza, grazie anche alla coinvolgente atmosfera creata dalle musiche di Minassian, Ligeti e Gerbarec.
Nell’intento dell’artista la mostra vuole essere un viaggio nel quale il visitatore debba sentirsi coinvolto fisicamenteun percorso emotivo che non tanto illustri, quanto evochi in un’alta tensione morale e intellettuale il tremendo fenomeno della violenza sulle donne, raccontato non in maniera manifesta ma tuttavia evidente e urgente, grazie al colore rosso presente su tutte le opere esposte».

Parte delle vendite del catalogo è devoluto all’Associazione Differenza Donna.