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Berlino, 24 febbraio 2025. La primavera ha smesso di nascondersi sotto i mucchi di ghiaccio residuo: il sole splende su un cielo azzurro, nonostante  le previsioni del tempo annunciassero nuvole e pioggia. Sembra che la città respiri di sollievo dopo i risultati delle elezioni,  almeno per qualche ora.

Oggi è il terzo anniversario dello scoppio della guerra in Ucraina; l’ambasciata russa è da allora transennata. Di sera, il viale  Unter den Linden resta chiuso al traffico e la porta di Brandeburgo si colora d’azzurro e di giallo. Alcuni bambini mascherati sventolano per gioco le bandierine dell’Ucraina, siamo nel periodo di Carnevale. Per nulla interessati al comizio che si svolge sul viale, alcuni ragazzini si fanno selfies davanti alla vetrina del caffé dell'Adlon, dove orsi di peluche diedono ai tavolini imbanditi con thé e pasticcini o leggono il giornale. L'orso, si sa,  è il simbolo di Berlino. 

Come guardano i bambini il mondo degli adulti? Questa domanda ha percorso la Berlinale 75.  Nel film tedesco Mit der Faust in die Welt schlagen (ne abbiamo parlato qui)  Tobi, dieci anni circa, assiste alla disgregazione della sua famiglia, all’ abbrutimento del padre che invano cerca di uscire dalla dipendenza da alcol e di liberarsi dal peso delle sue frustrazioni e alla fine abbandona moglie e figli per un’ altra donna che pare promettergli una nuova giovinezza. Tobi assimila la tristezza e la rabbia della generazione dei suoi genitori, diventando inconsapevole erede della delusione di chi ha creduto nell’utopia socialista della DDR e si è ritrovato, dopo la caduta del Muro,  senza Stato, senza riferimenti ideologici, senza lavoro, fagocitato dalla crudeltà del capitalismo e dalla sua violenza consumistica. Tobi diventa paradossalmente una vittima ingenua di un passato che non gli appartiene, e nel fallimento altrui perde i propri sogni e la possibilità di costruirsi una vita migliore. La madre costituisce l’unico punto fermo della sua infanzia e poi anche della sua giovinezza, una madre che lavora duramente per mantenere la famiglia e lo sostiene e lo aiuta, ma da cui  Tobi non è più in grado di emanciparsi anche quando ormai è diventato adulto.Was Marielle weisst, 2025

Dieci anni circa ha anche Marielle,  che al contrario di Tobi non vive in una famiglia con problemi economici né sentimentali, ma in un ambiente benestante in una città dinamica ì senza il passato socialista (Was Marielle weiß/ What Marielle Knows di Frédéric Hambalek). Marielle ha un dono: riesce a vedere tutto quello che accade al padre e alla madre quando conducono le loro vite nei luoghi di lavoro o con i loro rispettivi amici. Così Marielle conosce i segreti che i genitori si tengono reciprocamente ben nascosti. Marielle, insomma,conosce  l'ipocrisia che regola il rapporto tra i suoi genitori, un rapporto solo apparentemente stabile, tranquillo e felice. Il dono di conoscere nei dettagli quello che accade al padre e alla madre quando sono fuori di casa, un dono di cui avrebbe volentieri fatto a meno, la rende però pericolosa: quel che lei sa, e che non ha remore a rivelare, è quanto il padre non abbia autorità e sia sottovalutato nel lavoro, quanto la madre sia annoiata dalla routine familiare e pronta a cedere ad una scappatella che accenda le sue fantasie. Sia l'uno che l'altra, quando si ritrovano la sera a casa, sono altre persone rispetto a quelle che sono realmente: il padre simula il ruolo dell'uomo di successo, la madre quello della moglie felice. La bambina conosce insomma tutti i motivi della crisi immanente al  matrimonio dei suoi genitori, ai quali chiede sincerità, lealtà e soprattutto amore.  Come in Mit der Faust in die Welt schlagen, anche in questo film al centro del racconto c'è una casa: lì una casa in costruzione che non sarà mai terminata; qui invece una casa bella, lussuosa, il rifugio a cui gli adulti tornano dopo le loro giornate lavorative piene e dove invece Marielle passa molte ore da sola o con la nonna, l'unica tra gli adulti che sembra capirla,  punto di riferimento morale ed emotivo della bambina in cerca di attenzione e fiducia nei rapporti umani. La nonna, infatti,  è  una donna che non ha rinunciato alla propria vita e indipendenza, si è separata dal marito quando l’ha tradita, e si è rivelata più generosa della figlia, incapace adesso di dare davvero amore a Marielle come, da figlia, era stata ed è incapace di ricambiare l’amore della madre.

Hot Milk, 2025

Il rapporto problematico, ricattatorio, soffocante con una madre è al centro anche di Hot Milk di Rebecca Lenkiewicz ,ambientato sulla costa spagnola. Qui la giovane Sofia ha accompagnato la madre Rose che è su una sedia a rotelle per una malattia forse di origine psicologica: la donna cerca aiuto da un medico-guaritore, che la sottopone a estenuanti sedute di auto analisi, ma non vuole ammettere né raccontare il trauma che è all'origine del suo invalidante malessere. Sofia dedica tutta la sua vita ad assistere la madre, senza conoscerne il passato. Il padre è un greco che intanto si è ricostruito una vita in patria, e che la ragazza va a trovare in cerca di aiuto e soprattutto di informazioni: ma l'uomo tace,  si rivela avaro di sentimenti e pensa persino che Sofia sia in cerca di sostegno economico che non può darle,  senza capirne i bisogni affettivi e senza svelare il segreto nascosto nel male della madre.

Sofia non è una bambina, ma tutta la sua giovinezza è condizionata da quello che ha vissuto nell’ infanzia sola con la madre e i suoi fantasmi: la conseguenza è un bisogno disperato d’amore, che Sofia cerca presso una ragazza tedesca all’apparenza molto libera che conosce sulla spiaggia e con cui ha un travolgente incontro passionale. Ma questa figura femminile, che appare come una visione onirica mentre cavalca sulla spiaggia, si rivela piuttosto un deleterio doppio della madre di Sofia:  anche lei è segnata da un trauma infantile che non rivela, anche lei usa Sofia in maniera egoistica e non esita a ferirla; invece che un rapporto d’amore,  la relazione finisce con il ripetere il rapporto tossico che Sofia ha con la madre. Così quest’universo femminile malato di ossessioni ereditate da legami familiari torbidi, da segrete storie di malattie mentali o di menomazioni fisiche e intellettuali, è urticante per l’anima della giovane, come il tocco delle meduse che si nascondo nell’acqua azzurra e apparentemente magica del mare, facile metafora del liquido amniotico. Sofia, per crescere davvero,  deve mostrare coraggio e intraprendere con forza un difficile percorso di emancipazione da questo tipo di amore che amore non è.

La tour de glace, 2025

Una messa in discussione del ruolo materno si trova anche nel film fantasmagorico  La Tour de Glace/The Ice Tower di Lucile Hadžihalilović. Qui la protagonista è Jeanne, un’adolescente inquieta, segnata dal trauma del suicidio della madre quando era bambina, e da allora alla ricerca di una figura che la sostituisse e che crede di trovare in un’attrice incontrata per caso che la coinvolge nel set del film che sta girando sulla favola della Regina delle nevi. Il film è sospeso tra realtà ed immaginazione, e lascia aperta la possibilità che la fiaba non a lieto fine vissuta da Jeanne si sia svolta solo nella sua accesa immaginazione e nel delirio dopo un incidente. Che sia vera o inventata, l’esperienza dell’incontro con una femminilità apparentemente materna e protettiva, carismatica e fascinosa, ma che si rivela una glaciale regina delle nevi,  finisce con il duplicare il trauma della morte della madre: gli occhi di Jeanne infine non scoprono nel mondo degli adulti niente di buono e di esemplare, nessun sentimento, nessun vero legame protettivo. Al contrario della protagonista di Hot Milk,  Jeanne però non ha la forza di emanciparsi e di trovare un antidoto per il veleno che il suicidio della madre le ha instillato nell’anima e diventa la vittima sacrificale di un amore corrotto, sbagliato, persino crudele,  come quello di una madre non dovrebbe mai essere.

El Mensaje, 2025

La pesante eredità di una madre mentalmente malata è anche nello splendido film di El mensaje / The Message  di Iván Fund, un film poetico e straziante, molto raffinato nelle allusioni cinematografiche specialmente a Fellini e a Pasolini. Anche in questo film la protagonista, la piccola Anika, ha un dono speciale, che caratterizza tutte le donne della sua famiglia: riesce a leggere nella mente degli animali e a parlare con loro. Così a lei si rivolgono i proprietari degli animali domestici che sono preoccupati e vogliono stabilire un contatto con i loro amici non umani. Anika  svolge dunque il ruolo di interprete tra i mondi, e con il suo strano lavoro riesce a sostentare la donna e il compagno che la portano in giro per le strade polverose dei campi con un furgone. L’uomo è un ex clown triste e silenzioso, che svolge discretamente le funzioni di padre della bambina. La donna, Myriam, è la nonna di Anika.  La ‘casa’ dello strano trio è appunto il furgone, dove si dipana tutta la loro anormale quotidianità in questo viaggio perenne, senza sosta e senza centro. La madre della bambina è ricoverata in un ospedale psichiatrico, e la bambina da lontano ne coglie i messaggi attraverso il canto degli uccelli. Anika avrebbe diritto a un mondo migliore, avrebbe diritto a sogni luminosi e a un futuro meno segnato dalla miseria e dall’instabilità. Invece è lei, con il suo dono di comunicare con gli animali, forse il primo segno  di una malattia mentale genetica,  a costituire il centro della famiglia sui generis, a cui procura da mangiare e la possibilità di sopravvivere, e a costituire un tramite d’amore tra Myriam e la figlia rinchiusa in manicomio e tra il triste ex clown e la stessa Myriam.

I bambini vedono al di là della realtà, penetrano nei dolori degli adulti, soffrono dei loro errori, si fanno carico dei loro traumi e delle loro paure. Spesso i genitori sono incapaci di adempiere il loro ruolo, non sempre per egoismo, e spesso sono molto più vulnerabili dei figli e demandano ai nonni la funzione genitoriale. Questo accade sia in Mit der Faust in die Welt schlagen, dove Tobi comincia a perdere la sua capacità di resistenza a un ambiente pieno di pregiudizi dopo la morte del nonno; accade ancora in Was Mariella weisst, in cui è la nonna, con la sua sicurezza e indipendenza, a diventare l’unico possibile modello di Marielle; accade anche in El Mensaje, dove la madre resta totalmente assente e non può che essere altrimenti, sostituita però dalla nonna che dà alla bambina l'amore che può; e accade infine nello splendido onirico film La cache/ The Safe House di Lionel  Baier.

La cache, 2025

Qui il protagonista, un bambino di nove anni paffuto e ghiotto di tortine alle fragole, trova la sua felicità nel caotico appartamento dei nonni, mentre i genitori sono impegnati per le strade a fare la rivoluzione (siamo nel maggio parigino del 1968). Il bambino impara a sognare attraverso i ricordi della bisnonna, una ballerina originaria di Odessa, celebre  prima della seconda guerra mondiale, che gli trasmette l’amore per la musica e l'arte e gli insegna il passato attraverso i suoi occhi entusiasti e che non hanno perso, nonostante una vita di dolori e di persecuzioni,  in capacità di immaginare. Attraverso la contagiosa allegria dell’anziana donna, il bambino scopre l’importanza stessa del passato e dell’appartenenza, le sue radici ebraiche e l’orgoglio di una famiglia che ha saputo superare, anche in nome di un amore puro e incondizionato, gli orrori della persecuzione nazista. Lo sguardo del bambino è pieno di speranza e di riconoscenza nei confronti dei nonni e della bisnonna che lo hanno fatto diventare l’uomo che è poi stato e che è adesso, al momento del film (tratto dal romanzo autobiografico di Christophe Boltanski).

 Der Kuss des Grashüpfers

Il tema universale che questi film pongono non è solo la necessità di dare ai bambini l’attenzione e la cura di cui hanno diritto e bisogno, evitando loro sofferenze per gli errori degli adulti. Ma è anche ribadire quanto fondamentali siano, nello sviluppo emotivo, i rapporti familiari, e quanto difficile sia viverli con equilibrio, con la giusta distanza che non esclude l’amore, anzi lo esalta. Le conseguenze di rapporti sbagliati o vissuti male con i genitori possono essere permanenti e condizionare infelicemente tutta la vita adulta: così sembra accadere al protagonista di Der Kuss des Grashüpfers/The Kiss of the Grasshopper di Elmar Imanov , che non riesce a superare la malattia e poi la morte del padre, e nella cui quotidianità si insinuano animali e mostri immaginari che lo privano di ogni capacità di costruire un rapporto d’amore  e una vita propria.

Si spera che nessuno dei bambini che su Unter den Linden stasera agitano le bandierine ucraine capisca che la guerra non è un gioco e non uno scherzo di Carnevale.