A Tebe si soffre per il cambiamento climatico: la terra è arida, l’aria inquinata, l’acqua potabile scarseggia sempre più. Eppure il paesaggio e le città sono intasate dal traffico e da autostrade a più corsie. Quando si darà una svolta a tutto ciò? I moniti dei profeti restano inascoltati, un coro di anziani infuriati, che non vogliono rinunciare al loro benessere, si ostina a difendere lo status quo, mentre i leader politici Edipo e Creonte si contendono il potere. Giocasta, moglie di Edipo, si schiera con le élites e nega ai cittadini ogni possibilità di decidere. In questa situazione senza via d’uscita, cosa dice l’oracolo di Delfi? E quali verità annuncia agli uomini il veggente cieco Tiresia?
Il pluripremiato autore austriaco Thomas Köck, firma una riscrittura radicale del mito antico di Edipo. Il suo Edipo, il risolutore di enigmi per antonomasia, non detiene più alcuna particolare conoscenza. Ormai si sa tutto. Gli esperti continuano a squadernare pronostici e a lanciare avvertimenti. Eppure, come società e come individui, restiamo incapaci di cambiare. Due visioni si confrontano nel testo: Tiresia si è adattato all’ordine costituito, mentre l’oracolo di Delfi pronuncia una verità amara: la festa è finita. Con fine sensibilità per la lingua e il ritmo, la regista Maike Bouschen mette in scena a Costanza la riscrittura del mito di Edipo di Köck, in uno spazio in cui si sentono echi antichi e si intravedono scenari futuri. Qui di seguito la recensione di Julia Nehmiz, che ringraziamo, apparsa in nachtkritik.de. Per un altra riscrittura del mito di Edipo da parte del drammaturgo e regista Alexander Eisenach, alla luce della crisi climatica e dell'Antropocene,vedi il fascicolo II, 2021 di Visioni del Tragico / Rivista. Le foto: © Ilja Mess, sul sito web di Theater Konstanz.
La promessa di un mondo in fiore.
Danzano in equilibrio dentro un’enorme scheletro d’acciaio di una specie automobile. Bumm bumm bumm. Ritmi techno ossessivi spingono i corpi a muoversi. Ognuno danza da solo. Un party nell'atmosfera da fine del mondo, l'ultima di tutte le feste, ma chi può dirlo: forse ce ne sarà ancora un'ultimissima. In questo set la regista Maike Bouschen situa forecast : ödipus di Thomas Köck, in scena a Costanza (qui).
Living on a damaged planet, ‘vivere su un pianeta danneggiato’: così Köck ha sottotitolato il suo riadattamento della tragedia antica. Il mondo precipita verso l'abisso. Non cade più la pioggia, fuori animali e piante si sono estinti, mentre all'interno del palazzo di Edipo e Giocasta abbondano acqua, smoothie e tralci di vite. In Sofocle, Edipo deve seguire il proprio destino, riconoscere di essere lui stesso il colpevole, ossia colui che aveva ucciso il padre, sposato la madre che aveva spinto quest’ultima al suicidio. L'Edipo sofocleo si acceca, si fa esiliare e così libera Tebe dalla peste che tormenta la città. Il cognato Creonte assume il potere a posto suo.
Ballando sull’orlo dell’abisso
Una soluzione del genere, nell’ Edipo di Thomas Köck, non c’è. Edipo si può anche accecare, ma non serve a nulla contro la rovina irreversibile a cui sta andando incontro la terra. Una rovina che non è decretata o voluta dagli dèi, ma è una catastrofe causata dall'uomo. Nel testo di Thomas Köck, nessuno vuole ammettere che la situazione è questa e nessuno vuole rendersene conto. La Pizia dell'oracolo di Delfi ne è consapevole, certo, e lo disvela, ma nessuno le dà retta. Il veggente cieco Tiresia interpreta consapevolmente in modo errato le sue profezie, pur di mantenere in funzione il sistema. Edipo e il cognato Creonte vogliono risolvere il caso criminale dell’assassinio di Laio e così fermare l'apocalisse.
L’atmosfera della pièce è tragicamente cupa. Köck è considerato l’autore più apocalittico della drammaturgia di lingua tedesca ed è divenuto noto con la sua Trilogia del clima. Tuttavia, in questo testo rappresentato in prima assoluta nel 2023 al Staatsschauspiel di Stoccarda, l’autore austriaco ha inserito anche un registro parodico, a cui si attiene la regista Maike Bouschen, che mette in scena forecast: ödipus come una rivista pop-techno e insieme come un dramma da camera, con qualche incursione in un teatro di parola dalla forte carica morale. Le quattro attrici e i quattro attori padroneggiano il passaggio dalla più smagata ironia alla profondità sofoclea.
Cambiare, sì, ma per andare dove?
La scenografa Franziska Isensee ha costruito sul palcoscenico vuoto la carcassa d'acciaio di un gigantesco Cybertruck di Tesla. Su questa carcassa, Edipo, Giocasta, Creonte e Tiresia si arrampicano coraggiosamente, fanno festa, a volte rimangono anche sospesi, spaesati tra le sbarre d'acciaio. Al centro della scena stanno il veggente Tiresia e l'oracolo della Pizia.
È il conflitto tra due sistemi: quello conservatore, che vuole che tutto resti com’era, e quello consapevole del fatto che qualcosa deve cambiare, altrimenti la catastrofe sarà inevitabile.
Il Tiresia di Michaela Allendorf è uno sveglio spin doctor, una donna d’affari spietata e affascinante, capace di stringere accordi a cui i potenti si adeguano. Lei si impossessa delle parole di Köck come cristalli limpidi, ne restituisce tutta la chiarezza. La Pizia (Anne Rohde) viene rappresentata come una donna oppressa e provata, che si abbandona in estasi alla nebbia del suo oracolo come una tossicodipendente; porta sempre con sé una piccola macchina che genera nebbia, come fosse una sorta di fiaschetta da borsa. Ma è una Pizia dallo spirito combattivo, che esorta a cambiare il sistema.
Ulrich Hoppe interpreta Creonte (in una tutina di ciniglia blu, come quella di un bambino), un tipo vigliacchetto dalle pose melodrammatiche, che amplifica l'umorismo della lingua di Köck e al contempo ne celebra la lingua potente e poetica. Il coro dei vecchi della tragedia sofoclea è interpretato dalla sola Lilian Prent, una aspirante influencer un po' stupida e superficiale, che naturalmente non fa nulla per opporsi alla fine imminente del mondo.
Una legge ferrea
I potenti costumi di Franziska Isensee coprono alcune figure. Pizia appare come una trasandata strega ecologista. Edipo e Giocasta indossano maschere fetish che coprono completamente il volto, rivelando la loro identità solo quando capiscono quello che ha commesso Edipo. Ma anche se Jasper Diedrichsen (Edipo) e Ruth Macke (Giocasta) stanno a lungo nascosti dietro maschere integrali, la loro prova attoriale non è in alcun modo sacrificata .
Nonostante l’accecamento di Edipo, il suicidio di Giocasta e l'atmosfera da fine del mondo, i personaggi si aggrappano al passato. Neppure le decise e un po' scontate esternazioni di Pizia e Giocasta riescono a cambiare la situazione. A volte il tono è quello di una predica: del resto gli ammonimenti a cambiare rotta non bastano mai. Ma ogni avvertimento resta senza conseguenze, sul palcoscenico come nella realtà. Creonte afferma di voler rispettare la legge ferrea che tiene unita la società; le strade, dice, torneranno a fiorire, tutto sarà di nuovo bello come un tempo. Nessuno ha imparato nulla. L’apocalisse può arrivare.