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Lo scorso febbraio 2025, nell’anno del ventennale dalla sua fondazione, la compagnia modenese Teatro dei Venti ha presentato in prima assoluta al Teatro delle Passioni di Modena, in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, il progetto drammaturgico in tre episodi Trilogia dell’Assedio, con la regia di Stefano Tè,  e la drammaturgia dell’autore, attore e regista Vittorio Continelli, la poetessa Azzurra D’Agostino e lo stesso Tè.

Da quasi vent’anni la compagnia Teatro dei Venti, sotto la guida di Stefano Tè, è impegnata nella realizzazione di spettacoli e progetti che uniscono creatività e comunità al fine di promuovere una coesione sociale efficace, e dal 2006 conduce progetti permanenti presso la Casa di reclusione di Castelfranco Emilia, estesi, a partire dal 2014 e in collaborazione con il Teatro Carcere Emilia-Romagna, anche alla Casa circondariale di Modena. Questa Trilogia prosegue del resto idealmente il lavoro di ricerca già intrapreso dal gruppo nel biennio 2022/2023 con la precedente trilogia shakespeariana incentrata su Giulio Cesare, Macbeth e Amleto.

La Trilogia dell’Assedio è un progetto teatrale di ampio respiro che coinvolge di nuovo direttamente le persone detenute nelle carceri di Castelfranco Emilia e Modena. Nel cuore della messa in scena proposta dal regista, Edipo Re, Sette contro Tebe e Antigone sono rielaborati in una chiave che trasforma le tragedie antiche in potenti allegorie dei conflitti interiori e sociali contemporanei. Già nell’Atene del V sec.a.C., quando furono rappresentati nel teatro di Dioniso, questi testi si interrogavano sul rapporto tra potere e volontà e responsabilità personale: in questo progetto del Teatro dei Venti,  le vicende tragiche vengono assunte a racconto simbolico di un duplice assedio: l’assedio a sé stessi, all’io di ogni individuo, assediato dalla propria sorte; e l’assedio dell’individuo da parte di quel che sta fuori, il potere, la collettività, la società.  Assediato dentro e fuori, l’essere umano conduce la sua battaglia su un fronte doppio, confrontandosi con l’ignoto che ha dentro di sé e con le forze soverchianti che stanno intorno a lui, che costituiscono il suo piccolo e grande mondo.

«L’assedio del destino, dell’essere inserito in un solco che sembra ineluttabile, in Edipo Re; l’assedio alla città, la guerra che minaccia, in Sette contro Tebe; l’assedio della ragion di stato e delle convenzioni sociali, in Antigone. Tematiche forti, universali, che hanno implicazioni etiche e morali, domande essenziali che arrivano fino a noi [...]» (dal libretto di sala che si può scaricare qui)

Trilogia dell'Assedio, teatro delle Passioni, 2025, Edipo

Abbiamo visto la trilogia in forma di maratona teatrale, a partire dall' Edipo Re, allestito con attori della compagnia e con i detenuti del carcere di Castelfranco Emilia. Il prologo, qui come negli altri due episodi, è affidato a Tiresia, interpretato dalla brava Francesca Figini, che introduce alla nota vicenda di Edipo. La scena, quasi spoglia, è sovrastata dalla voce e dal corpo dello stesso Edipo, incarnato con sorprendente bravura e intensità da un detenuto che aveva già dimostrato il suo talento in una precedente interpretazione dell’Amleto:  qui, impersonando Edipo, l’attore si fa portavoce di una disperata ricerca di verità. Vestito di una tunica gialla dai toni orientali, emerge sullo sfondo scuro del coro. La scoperta del proprio destino lo travolge inesorabilmente: assassinare il padre, giacere con la madre, condannare la propria città alla peste. La messinscena raggiunge il culmine quando, ormai cieco, Edipo avanza a tentoni verso Creonte chiedendo l’esilio. L’azione scenica non si limita alla caduta di un re, ma si dipana in una drammatica lotta personale contro un destino già tracciato, coinvolgendo il pubblico in un crescendo emotivo che, complice il tessuto sonoro costituito dal canto e dalle musiche dal vivo di Irida Gjergji con la sua struggente viola, travolge e non concede tregua. Qui il teatro si fa rito, il corpo dell’attore diventa linguaggio universale, la tragedia si compie sotto gli occhi di noi spettatori che ne avvertiamo tutto il peso, soprattutto partecipando della disperazione di Edipo; il pubblico è come trafitto dalle parole forti di Tiresia, che hanno tono ineluttabile ed insieme prosaico, quotidiano: “Uno scappa dal suo destino e poi ce l’ha sempre più vicino”.

Trilogia dell'Assedio, Teatro delle Passioni, Sette a Tebe, 2025

Nel secondo episodio della trilogia, Sette contro Tebe, realizzato con i detenuti della sezione maschile della Casa Circondariale di Modena, il conflitto fratricida tra Eteocle e Polinice diviene il paradigma di una guerra senza trionfi né vincitori. Si avverte ora un cambio radicale: la viola cede il posto alle percussioni di Igino Caselgrandi, la tensione cresce, il ritmo incalza. La città assediata, adesso metafora della prigione, viene intesa come scenario di resistenza e scontro: qui il concetto di onore e le scelte estreme si intrecciano in una narrazione che trascende il tempo e arriva alla miseria della contemporaneità. Eteocle, posizionato al centro della scena, è il perno di un vortice di azione e suono. Il combattimento si trasforma in una danza violenta e ipnotica, culminando nella morte dei fratelli che si uccidono l’uno con l’altro. Nel finale, Polinice si sdraia sul corpo senza vita di Eteocle, restituendo un’immagine di tragica, struggente bellezza. “Difficile è decidere qual è il bene e il male”, scandisce il coro, lasciando aperta una domanda senza tempo.

L’ultimo atto della Trilogia, Antigone, politicamente il più potente, avrebbe dovuto essere portato in scena dalla sezione femminile della Casa Circondariale di Modena, ma il permesso di temporanea uscita dal carcere per il tempo dello spettacolo per le due detenute interpreti di Antigone e Ismene alla fine non è arrivato. Un’assenza pesante, una ferita aperta. Creonte, interpretato da Davide Filippi, emerge con un assolo rock di chitarra elettrica, simbolo di un potere irruento e cieco. La protagonista Antigone (interpretata infine da un’attrice che aveva partecipato al percorso di produzione in Carcere) è una figura femminile sotto assedio da ogni potere,  simbolo assoluto di resistenza all’ordine imposto dal re di Tebe e, contemporaneamente, ai vincoli del sistema carcerario. Qui il racconto mitologico e il presente si intrecciano indissolubilmente.  

Il gesto di sfida di Antigone a Creonte e il suo fiero opporsi all’editto che vieta la sepoltura del fratello Polinice hanno la valenza di un grido di libertà e di un atto estremo di denuncia delle condizioni carcerarie. È soprattutto con quest’ultimo atto che il teatro di Stefano Tè e dei suoi compagni diventa esplicitamente azione di resistenza politica e raggiunge la sua massima espressione, ossia proprio quando la contrapposizione tra norme esterne e coscienza individuale si fa lampante. Lo spettatore percepisce anche fisicamente questo conflitto, lo trasferisce nella propria quotidianità, è indotto a riflettere sulla possibilità concessa ad ognuno di autodeterminare il proprio destino.

A chiudere la Trilogia è Tiresia, così come l’aveva aperta, il veggente che vede oltre il buio della realtà e che si congeda dal pubblico turbato ed emozionato con parole profetiche, con un monito che non si riferisce più soltanto alla vicenda mitologica, ma a quel che stiamo vivendo ai nostri giorni: “L’Occidente procede sfinito… sento la paura”.

Trilogia dell'Assedio, Teatro delle Passioni, Antigone, 2025

 

Il progetto di Teatro dei Venti, al di là dell’esito strettamente estetico, peraltro compiutamente raggiunto in questa matura drammaturgia, si configura come una testimonianza concreta di come il teatro possa trasformarsi in un potente strumento di riscatto sociale. Il coinvolgimento diretto dei detenuti diventa un vero e proprio percorso di crescita personale e di riabilitazione, dimostra quanto l’arte possa incidere sulla vita degli individui, aprendo spiragli di comprensione e dialogo in contesti altrimenti segnati dall’esclusione.

Trilogia dell'assedio, teatro delle passioni, Antigone, 2025

 Il silenzio da parte del pubblico che segue l’ultima scena di Antigone non è un semplice vuoto: è il segno tangibile di un’esperienza teatrale che ha lasciato lo spettatore con un carico di riflessioni e interrogativi che si spingono ben oltre il tempo della rappresentazione (forse questo il senso della catarsi aristotelica?). In un’epoca in cui l’indifferenza o il disprezzo verso chi o che cosa si trova al di là del muro e dei muri che abbiamo edificato per difenderci da chi consideriamo diverso da noi, questa prova teatrale riafferma il valore del teatro nella sua capacità di illuminare le zone d’ombra dell’animo umano e di far emergere la forza della ribellione contro ogni forma di oppressione.

La messa in scena di Edipo Re, Sette contro Tebe e Antigone non è perciò un esercizio di stile o addirittura un passatempo teatrale con cui allievare il dolore del tempo della detenzione carceraria, ma un manifesto di umanità e di ribellione, l'interrogarsi intensamente su cosa sia il destino,  e sulla sua possibilità o meno dell'essere umano di opporsi a forze soverchianti e di determinare con la volontà il corso della propria vita. 

Stefano Tè

 

Trilogia dell’assedio: Edipo re, Sette contro Tebe, Antigone

Tre episodi: Edipo Re, con attori del Carcere di Castelfranco Emilia, Sette contro Tebe, con attori e attrici del Carcere di Modena, Antigone, con attrici del Carcere di Modena.

Drammaturgia: Vittorio Continelli, Azzurra D'Agostino, Stefano Tè.

Regia: Stefano Tè.

Musiche: Irida Gjergji, Igino L. Caselgrandi, Tonino La Distruzione.

Disegni delle scenografie e dei costumi di F.M., detenuto del carcere di Castelfranco Emilia.

Realizzazione dei costumi dell’intera Trilogia: Nuvia Valestri.

Produzione Teatro dei Venti, in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna con il sostegno della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura, con il contributo di Fondazione di Modena all’interno del progetto Abitare Utopie, contributo di BPER Banca.

Foto: @Chiara Ferrin

 

Visto a Modena, Nuovo Teatro delle Passioni, il 16 febbraio 2025