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Questo articolo è apparso qui venticinque giorni prima dell’invasione dell’ Ucraina; l’autore, Nicolas Fescharek, è attualmente ricercatore presso la Deutsche Atlantische Gesellschaft di Berlino.

Questo saggio ci testimonia, tra l’altro, che la crisi ucraina era avvertita in tutta la sua gravità da tempo da studiosi e specialisti, ma non so quanto dalla coscienza collettiva europea. Se qui diamo una traduzione parziale di questo saggio è perché l’autore, sin dal titolo, prospetta una soluzione simbolica della crisi politica ispirandosi a quel che insegna la vicenda dell’Antigone di Sofocle. Abbiamo tradotto solo le parti che riguardano più direttamente le possibili conseguenze per la pratica politica della tragedia sofoclea; nelle altre pagine, l’autore si sofferma sui limiti e sulle responsabilità della politica estera tedesca degli ultimi vent’anni. Nel momento in cui scriveva, la soluzione ‘antigonea’ presentata alla fine dell’articolo in maniera consapevolmente provocatoria, era ritenuta possibile dall’autore solo se non ci fosse stata un’invasione. Nonostante l’evolversi degli eventi, ci piace credere che questa sia ancora possibile, anche e soprattutto in queste ore di trattative.

Murale pacifista davanti all'ambasciata ucraina a Roma  Antigone o come non sia necessario aver subito ragione.

   Dopo la guerra di successione tra i due fratelli di Antigone, Polinice ed Eteocle, che si uccidono reciprocamente, il re di Tebe, Creonte, ordina la sepoltura di Eteocle. Polinice, invece, non deve essere sepolto, perché ha portato un esercito nemico contro la propria città, allo scopo di togliere il trono ad Eteocle. Ma quando Creonte ordina di sorvegliare il cadavere di Polinice perché nessuno si azzardi a seppellirlo, Antigone si ribella e decide che anche il fratello ‘traditore’, Polinice, deve ricevere i dovuti onori funebri. Antigone si appella alla legge dei legami familiari e del cuore, e crede fermamente che proprio la legge del cuore, della coscienza, sia superiore alla legge della città. Antigone riconosce, naturalmente, che il re è Creonte e che spetta a lui imporre alla città le leggi. Ma il conflitto tra le proprie leggi e quelle dello Stato diventa per Antigone essenziale e insolubile. Si spinge così oltre da uccidersi, impiccandosi.                    

Ovviamente il finale della tragedia greca non offre nessuna indicazione concreta alla pratica politica attuale. Però bisogna trarre due conclusioni dalla tragedia, o almeno dal conflitto di principi che con essa viene messo in scena. Prima conclusione: un'analisi del conflitto tra Antigone e Creonte servendosi di categorie morali è oziosa e inutile, perché nessuno può decidere a priori quale ‘legge’ sia la ‘migliore’ – se la legge dello Stato o quella della coscienza. Da qui deriva la seconda conseguenza: una soluzione del conflitto, in cui una delle due parti sceglie il suicidio oppure uccide l’altra, porta in un ambito che non ammette più l’uso di categorie come ‘bene’ e ‘male’, come ‘buono’ e ‘cattivo’.   

Questo non significa che bisogna rinunciare a principi (politici e morali) a favore di un cinico pragmatismo, né che bisogna equiparare il sistema autoritario di Putin con quello democratico. Tuttavia non si può negare che una situazione in cui si fronteggiano inconciliabilmente due sistemi di valori e convinzioni, può essere resa meno aspra solo se ci si concentra sugli interessi comuni e si guarda ad una prospettiva di lungo termine.

   Innanzitutto ricordiamo: i sondaggi ci indicano che per circa il 90% dei Russi la Crimea è russa e che solo il 4% della popolazione russa crede che la colpa delle tensioni in Ucraina sia russa, mentre quasi la metà ne attribuisce la responsabilità alla Nato e agli Stati Uniti. Discutere e pensare nelle categorie di ‘giusto’ e ‘sbagliato’ diventa in questa situazione del tutto superfluo; adesso invece di discutere su chi abbia torto e chi ragione bisogna cercare di provare ad agire insieme con prudenza, a ‘togliere la mucca dal ghiaccio’ perché non ci cada dentro e affoghi, come dice un proverbio tedesco.      

Guerra in Ucraina 2022    

Un paio di considerazioni: si pone in primo luogo la questione se un atteggiamento pragmatico, che cerchi soluzioni nonostante giustificate riserve morali, non significhi rinnegare cinicamente dei principi fondamentali. Non credo che sia necessariamente così. Nessuno ci dice che non si riescano per questa via a ottenere dei risultati di lunga durata e che non si riescano a rendere appetibili per il popolo russo le idee e le convinzioni occidentali, ad esempio sulla costituzione democratica.

Inoltre cercare una soluzione pacifica in Ucraina non deve distogliere nessuno dal vedere chiaramente la strategia destabilizzatrice russa nell’Ucraina e nell’intera Europa. Un “tradimento” ci sarebbe solo se “gli interessi privilegiati” (Dimitri Medwedew) della Russia nei “paesi confinanti” fossero accettati in maniera definitiva e passivamente.

In secondo luogo ci si deve chiedere se qui i due sistemi di valori che si oppongono siano ambedue ugualmente legittimati e sullo stesso piano come nel conflitto classico tra legge e coscienza rappresentato nell'Antigone di Sofocle. 

Per rispondere a questa domanda, ricapitoliamo la storia recente di Ucraina e Russia: dopo l'invasione della Crimea e la fondazione delle "Repubbliche popolari" di Luhansk e Donetsk, l'UE ha imposto sanzioni di natura del tutto simbolica. Il cosiddetto accordo di Minsk è stato un affronto all'Ucraina. I negoziatori hanno concordato una legge su uno "status speciale" per Donetsk e Luhansk, che consentirebbe l'autogoverno dei territori occupati dalla Russia e le elezioni anticipate. Petro Poroshenko, François Hollande e Angela Merkel hanno accettato negli Accordi di Minsk del febbraio 2015 che Vladimir Putin abbia proclamato il suo sostegno al "pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina" - un brutto scherzo. Anche dopo l'annessione della Crimea, il governo tedesco ha mantenuto in funzione il progetto Nord Stream 2, che aggira l'Ucraina ed è stato presentato come un pilastro della politica di riavvicinamento con la Russia.

Foto dai trattati di Minsk

Nello stesso arco di tempo, il governo Putin ha dato una stretta interna, ha imprigionato membri dell'opposizione, avvelenato Alexej Navalny, hackerato le elezioni americane del 2016, è intervenuto militarmente nella guerra siriana per conto di un capo di governo criminale, ha controllato gli attacchi informatici ai paesi occidentali e ha commesso l'omicidio del Tiergarten a Berlino su commissione (vedi qui), ha lanciato una massiccia campagna di sostegno ai partiti populisti in tutta Europa, ha orchestrato un cinico dramma sui rifugiati al confine bielorusso-polacco e, più recentemente, ha dispiegato decine di migliaia di soldati al confine ucraino.

A parte la Rivoluzione arancione, le proteste di Maidan e numerosi sondaggi, sono ora disponibili i risultati di quattro elezioni ucraine dal 2014, che testimoniano una forte tendenza ucraina verso l'Occidente. Il che è accuratamente ignorato da Putin nel suo saggio “Sull'unità storica di russi e ucraini” .

Quindi qui, a differenza di quel che accade nel confronto tra Antigone e Creonte, non ci sono due prospettive o visioni del mondo ugualmente legittime ma opposte l'una all'altra. Che la maggioranza dell'Ucraina tenda ad essere orientata verso l'Occidente e la sua politica sembra relativamente certo - che invece sia russa è una costruzione unilaterale che ignora consapevolmente i risultati di diverse consultazioni e referendum ucraini.

Alla luce di una tale "fedina penale", sarebbe comprensibile se una diplomazia che non punisca risolutamente quel che la Russia ha già commesso venisse accusata di "tradimento" e di svendere l'indipendenza ucraina. Ma ricordiamo: anche ai tempi di Brandt e Schmidt, la leadership sovietica soppresse tutti i movimenti libertari interni e l'opposizione, e impose  ai popoli dell'Europa centrale e orientale governi satellite negli stati del Patto di Varsavia. Tuttavia, il successo del rapporto Harmel (1967: vedi qui) ha dato ragione alla pratica di usare insieme "forza e tolleranza". Non bisogna certo permettere misfatti. Ma politici responsabili dovrebbero sempre cercare modi per raggiungere un accordo e dovrebbero sempre cercare soluzioni pratiche.

In terzo luogo, c'è la questione di cosa significhi tutto questo in termini concreti e cosa sia necessario fare. […] Dopotutto, non tutti i conflitti “tragici” devono necessariamente diventare una “tragedia”.

E questo ci riporta ad Antigone – e al lato teatrale della politica. Il conflitto tra Creonte e Antigone finisce in catastrofe anche perché il linguaggio fallisce, quando la riformulazione di vecchi argomenti non approda a nulla di nuovo.

Se Putin dovesse attaccare l'Ucraina, comunque, non ci sarebbe molto di cui parlare, perché allora Putin avrebbe portato all'estremo il suo rifiuto di dialogare [l’articolo è stato scritto prima dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022]. Tuttavia, se non lo fa (e solo allora!), avrebbe senso trarre un'ovvia lezione da Antigone: è concepibile che i politici europei compiano un gesto simbolico come fu l'inginocchiarsi di Willy Brandt a Varsavia, nel 1970,  davanti al monumento che commemora le vittime della rivolta ghetto? Ricordiamoci che il cancelliere dell'SPD disse di aver fatto "quello che fa la gente quando il  linguaggio fallisce ".

Willy Brandt che si inginocchia a  Varsavia

 

L’aspetto geniale di quell’inginocchiarsi fu che con quel gesto Brandt aprì un nuovo campo, che superò la formulazione di vecchi argomenti, dischiuse cioè il campo delle emozioni, del simbolismo e del rispetto. "Putin vuole rispetto" - questa frase è stata letta spesso nella stampa tedesca nei giorni scorsi.

Mi sembra quindi sensato concludere questo articolo con la seguente provocazione: Annalena Baerbock, il Ministro degli esteri tedesco, che afferma di perseguire una politica estera completamente nuova, "femminista", può cercare di lasciarsi consigliare da registi teatrali e da altri artisti e chiedersi: quale potrebbe essere un gesto simbolico che ampli il campo dell'argomentazione e il campo del rispetto, pur mantenendo allo stesso tempo la distanza, un gesto così efficace dal punto di vista mediatico, da essere ricordato dalle generazioni successive? Questo gesto non sarebbe certo quello di inginocchiarsi davanti a Putin, ma dovrebbe dimostrare di voler manifestare rispetto per il popolo russo, che ha vissuto il periodo successivo al 1989, dopo la caduta del muro, come una continua umiliazione, e con questo gesto simbolico allontanare quel terribile momento in cui il linguaggio non potrà che fallire.

 Papa Francesco, 14 marzo 2022, Fermate il massacro