Un altro Edipo suggella la stagione teatrale berlinese che al personaggio sofocleo ha dedicato nel 2021 un numero eccezionale di spettacoli.
L’ultimo della serie è Oedipus, di Ulrich Rasche, in scena dallo scorso 28 agosto al Deutsches Theater e più volte rappresentato con grande successo di pubblico. Lo abbiamo visto la sera del 28 dicembre, pochi giorni prima di Capodanno e ci ha colpito molto per l’interpretazione notevolmente originale che lo spettacolo suggerisce nella fedeltà assoluta al dettato del modello antico.
Lo sfondo del palcoscenico è completamente avvolto nell’oscurità. Gli attori compaiono come ectoplasmi seminascosti dietro una nebbia densa e uniforme. Si muovono dal primo all’ultimo istante della rappresentazione camminando su una piattaforma ruotante in senso antiorario, una sorta di grande ἐκκύκλημα, così da produrre un movimento ritmico che ipnotizza lo spettatore. Di fatto i personaggi camminano per stare fermi davanti al pubblico e già questo crea un effetto originale e spiazzante. Appaiono come marionette mosse da fili invisibili del destino, un destino che si palesa attraverso dei cerchi luminosi che si stagliano alle loro spalle.
I cerchi sono fatti di tubi fluorescenti e si muovono oscillando e mutando forme e colori sulle teste dei protagonisti. Si alternano il bianco, il giallo, il verde; da blu diventano, per esempio, color rosso sangue quando Edipo (interpretato da Manuel Harder) si avvicina a suo cognato Creonte (Elias Arens), accusandolo di aver complottato ai suoi danni in combutta con il cieco indovino Tiresia, che qui è interpretato da una donna (Kathleen Morgeneyer).
La regia adottata da Ulrich Rasche per il suo Oedipus è quanto mai stilizzata ed efficace. Tende a proiettare la vicenda del mitico re di Tebe in un universo del tutto astorico, senza alcuna concessione all’attualità che spesso caratterizza le rappresentazioni moderne dell’Edipo Re, soprattutto per gli aspetti politici del dramma antico o recentemente anche per il ruolo dell’epidemia che si abbatte sulla polis e che permette immediate associazioni con la pandemia da Covid-19 dei nostri tempi (vedi tematiche della catastrofe ambientale e della fine dell’antropocene, come per esempio nell’allestimento di Alexander Eisenach alla Schaubühne intitolato Anthropos, Tyrann (Ödipus).
Nulla di questo si trova nell’Oedipus di Rasche, un regista per natura restio all’attualizzazione e agli intendimenti didascalici. Tutto è giocato sul piano del puro effetto estetico, anche a rischio di un eccessivo autocompiacimento. La stessa opzione di adottare la traduzione di Friedrich Hölderlin, testo di grande spessore poetico, ma non facile da comprendere per lo spettatore di oggi, è funzionale al desiderio di conferire una caratura sacrale allo spettacolo.
Anche lo stile di recitazione degli attori va in questa direzione: scandiscono le parole con solennità innaturale; e spesso parlano in maniera sincronica disponendo i loro corpi in costellazioni di figure sempre diverse, mentre la musica dal vivo (composta da Nico van Wersch), eseguita con strumenti a corda, percussioni e sintetizzatori, alterna ritmi lenti e martellanti.
Il dramma di Edipo viene presentato in questo spettacolo come fosse un lungo ed estenuante rituale in forma di oratorio musicale, o forse meglio di “opera d’arte totale” nella quale convergono parola poetica, musica e immagine scenografica. Il ritmo della drammaturgia di Rasche è decisamente “inattuale”, ma non per questo meno apprezzabile. Anzi, il suo Oedipus risucchia lo spettatore in una sorta di trance sensoriale che scava la vicenda rappresentata fino a evidenziarne il nucleo essenziale: la lotta disperata e impossibile di un essere umano che non può sfuggire al proprio destino. Una lettura esistenzialista, dunque, certamente un po’ datata, ma comunque capace di coinvolgere ed emozionare.
Edipo alla fine è scoperto colpevole e perde tutto ciò che aveva, potere e prestigio intellettuale. Il suo annichilimento, che Sofocle esprimeva attraverso l’atto dell’autoaccecamento, qui viene enfatizzato attraverso l’ostensione del corpo di Manuel Harder, interprete del sovrano di Tebe, che nell’ultima scena si mostra completamente nudo e muto, accusato e al tempo stesso compianto dal coro.
Oedipus da Sofocle
Testo nella traduzione di Friedrich Hölderlin, arrangiata da Jürgen Gosch e Wolfgang Wiens.
Regia: Ulrich Rasche
Direzione musicale: Nico van Wersch
Musica dal vivo: Carsten Brocker, Katelyn King, Špela Mastnak, Thomsen Merkel.
Direzione del coro: Toni Jessen
Scenografia: Leonie Wolf
Costumi: Clemens Leander
Luci: Cornelia Gloth
Drammaturgia: David Heiligers.
Protagonisti: Manuel Harder (Edipo), Elias Arens (Creonte), Kathleen Morgeneyer (Tiresia), Almut Zilcher (Giocasta), Enno Trebs (messaggero), Julia Windischbauer (pastore), Toni Jessen, Linda Pöppel, Yannik Stöbener (coro).
Premiere: 28 agosto 2021 al Deutsches Theater di Berlino
Foto: Arno Declair