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Sonia Berlgamasco, Elettra, regia di Roberto Andò, Siracusa 2025

Nella lunga storia delle rappresentazioni di tragedie al Teatro Greco di Siracusa l’Elettra di Sofocle ha conosciuto quattro edizioni, non moltissime, se si considera la notorietà e l’importanza del dramma, ed anche la sua fitta e variegata ricezione nelle più svariate culture ed epoche.

Nel 1956 fu Diana Torrieri a vestire i panni di Elettra, in un allestimento curato dal regista Giulio Pacuvio. Nel 1970 toccò a Carla Gravina, diretta da Franco Enriquez. Vent’anni dopo fu la volta di Micaela Esdra con regia di Guido De Monticelli. Nove anni fa, nel 2016, il ruolo andò a Federica Di Martino nella messinscenadiretta da Gabriele Lavia, con traduzione di Nicola Crocetti, Maddalena Crippa come Clitemnestra e Maurizio Donadoni come Egisto. La nuova Elettra che lo scorso 9 maggio ha inaugurato la sessantesima stagione di rappresentazioni classiche dell’Istituto Nazionale del Damma Antico ha il volto di Sonia Bergamasco, debuttante a Siracusa, ma figura ben nota e molto appezzata delle scene teatrali e cinematografiche. Ha lavorato con maestri quali Giorgio Strehler, Carmelo Bene, Theodoros Terzopoulos, Massimo Castri, Antonio Latella, Thomas Ostermeier e Jan Fabre; e ha avuto già occasione in passato di esibirsi in rappresentazioni di tragedie greche: nel 1994 in Ecuba di Euripide per la regia di Massimo Castri, nel 1997 nell’Antigone sofoclea di Terzopoulos, e nel 2021 è stata protagonista del monologo Resurrexit Cassandra, di Ruggero Cappuccio, per la regia di Jan Fabre. Su quest'ultimo spettacolo vedi gli articoli di Raffaella Viccei qui.

Elettra, regia di Roberto Andò, Siracusa 2025

Roberto Andò vanta almeno una regia nell’ambito della tragedia greca: nel 2023 ha diretto Clitennestra, un adattamento della saga degli Atridi tratto dal romanzo La casa dei nomi dell’irlandese Colm Tóibín, con Isabella Ragonese protagonista. Per noi l'ha recensita Raffaella Viccei qui

Per l’Elettra siracusana di quest’anno Andò, insieme con lo scenografo Gianni Carluccio, ha scelto un’ambientazione molto particolare. Il palazzo degli Atridi non è l’edificio suntuoso della «Micene ricca d’oro» (Μυκήνας τὰς πολυχρύσους, v. 9) che ci aspetteremmo e che nel dramma sofocleo incombe sullo sfondo. La reggia, dove un tempo regnava Agamennone ed ora detta legge Egisto, si presenta come se si fosse afflosciata su sé stessa. La facciata di marmo bianco è un pavimento su cui si muovono gli attori e i coreuti. Le finestre sono botole da cui i personaggi escono o entrano. Vari mobili che si vedono in scena – una poltrona, lampadari, un letto di ferro, un pianoforte – sono relitti cosparsi di polvere. È il tempo che si è fermato nella casa degli orrori in cui il Agamennone fu macellato dall’ascia bipenne della moglie.

Questo paesaggio immobile, saturo di sangue, rimasto fermo al momento fatidico dell’assassinio di Agamennone, è quello in cui si consuma ogni giorno la tragedia interiore di Elettra, un calvario emotivo senza fine. Ed è anche, nelle intenzioni del regista, una proiezione esterna della realtà che vive Elettra, figura centrale del dramma, la quale giganteggia sulla scena per quasi tutta la durata dell’azione. È come se gli spettatori vedessero il tutto con lo sguardo della protagonista. Sonia Bergamasco nei panni della figlia di Agamennone veste un abito grigio e lacero, cammina a piedi nudi, ha i capelli tagliati corti in segno di lutto e l’aria molto sofferente per tutta la rappresentazione. Costretta suo malgrado a convivere nella casa paterna in condizioni di servitù, assoggettata al potere della madre assassina e del feroce usurpatore Egisto, esprime una sofferenza “smisurata” (così la definisce il coro al v. 140)[1] e una condizione di alterità assoluta, con un alternarsi continuo di emozioni che passano dal dolore alla collera, dalla desolazione all’invettiva. L’Elettra di Sofocle non è in grado di interagire dialetticamente e razionalmente con gli altri, e consuma la sua misera esistenza nella fantasia di una prossima vendetta che faccia giustizia del padre assassinato.

Elettra, regia di Roberto Andò, Siracusa 2025

Andò è partito dalla prospettiva ermeneutica che Sofocle abbia composto «un’opera audace sperimentando una nuova drammaturgia nella quale il tradizionale conflitto tragico è delegato interamente alla protagonista, al punto che si potrebbe dire che lei stessa è il problema. Come una moderna figura della depressione, Elettra non fa altro che esibire le proprie emozioni, rendendo irrilevante la questione della ragione o del torto del suo comportamento e di quello di Oreste». In Sonia Bergamasco ha trovato un’interprete mirabile di Elettra “eroina del dolore”, in grado di dare voce e corpo con assoluta intensità a tutta la gamma di variazioni del tormento emotivo di Elettra, dagli strilli urlati al lamento spezzato dal pianto fino all’afasia. Questa Elettra ossessionata dai ricordi dolorosi, che fatica ad esprimersi chiaramene con le parole, trova nella musica un mezzo espressivo adeguato ed anche una consolazione per la sua disperazione: sintomatica in tal senso la scena in cui le sue parole di invocazione agli dèi inferi e alle Erinni, perché propizino la vendetta, sono accompagnate dal suono del pianoforte, eseguito in presa diretta dalla stessa attrice (diplomata in pianoforte presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano). Le musiche, composte appositamente per lo spettacolo da Giovanni Sollima, accompagnano e sottolineano costantemente il flusso emotivo della protagonista con sonorità evocative di grande impatto.

Le donne di Micene che compongono il coro (formato dalle allieve dell’Accademia dell’INDA) tutte in abito grigio, eseguono coreografie ritmate che possono essere intese come una visualizzazione corporea delle emozioni di Elettra. Durante l’incontro-scontro tra Elettra e Clitemnestra (Anna Bonaiuto), prima si mettono la mano sulla bocca, quindi si dispongono in fila appartate e girano le spalle alle protagoniste, come per esprimere il loro sbigottimento e la volontà di non intromettersi. La sorella Crisotemi (Silvia Ajelli), adeguatasi alle circostanze e piegatasi per convenienza al potere di Egisto, ha vesti nere eleganti, le stesse della madre Clitemnestra che ostenta anche sfarzosi bracciali e collane. I costumi segnalano la differenza di status rispetto all’emarginata Elettra.

Oreste (Roberto Latini), con lungo mantello scuro e cappuccio in testa, scortato dal fedele amico Pilade (Rosario Tedesco), è un freddo esecutore delle profezie oracolari, poco incline all’emozione e tutto preso dal piano d’azione. Diversamente dall’Oreste delle Coefore di Eschilo, questo Oreste non si pone il problema della liceità del matricidio, per niente tematizzato nel dramma. Ottimo Danilo Nigrelli nella parte del Pedagogo: il lungo racconto in cui rievoca la (finta) morte di Oreste durante la corsa dei carri ai Giochi Pitici è recitato con grande efficacia davanti a una Clitemnestra sospesa tra gioia e afflizione e una Elettra distrutta e accasciata al suolo. Dopo il matricidio compare in scena anche Egisto (Roberto Trifirò) in elegante tunica rossa, ignaro dell’accaduto; ha una voce melliflua e toni ironici che paiono un po’ stonati nel contesto complessivo della vicenda.

Molti aspetti della regia di Andò sono debitori della riscrittura del dramma di Hugo von Hofmannsthal: lo scrittore viennese nella sua Elektra del 1903, per la regia di Max Reinhard, si inventò un’Elettra moderna, dionisiacamente “smisurata” e traumatizzata, costruita sulla scorta dei Saggi sull’isteria di Freud e Breuer. Quell’Elettra nevrotica e isterica, interpretazione moderna e provocatoria di quella sofoclea, si è impressa nell’immaginario moderno al punto di diventare irrinunciabile per qualsiasi regista. Ciò spiega anche certi moduli scenici che compie Sonia Bergamasco e che non hanno riscontro nel testo sofocleo. Per esempio, l’alternarsi del registro tonale sommesso e dolente con quello rabbioso e gridato; per esempio, certi movimenti a scatto che fanno pensare ad una persona fortemente disturbata e ad una regressione animalesca (proprio con l’epiteto di “bestia” viene apostrofata Elettra dalla madre).

Elettra, regia di Roberto Andò, Siracusa 2025

Non si può non pensare ad Hofmannsthal anche per la commovente scena finale, del tutto non sofoclea: dopo il matricidio, mentre Oreste si appresta a giustiziare anche Egisto, ecco che Elettra, rimasta sola in scena, si accomoda al pianoforte e intona una melodia, una musica tonale che però si decompone in dissonanze, via via che al personaggio vengono meno le forze. A quel punto Sonia Bergamasco smette di suonare, sale sul pianoforte e vi si adagia in posizione fetale, chiude gli occhi e si lascia andare a un sonno conclusivo che potrebbe anche essere un sonno di morte. Del resto, perché vivere ancora se la vendetta, la ragione per cui Elettra è vissuta fino allora, ormai è consumata?

Grazie al talento di Sonia Bergamasco e alla messinscena di Roberto Andò riesce a dare forma alla staticità di Elettra, personaggio chiuso dentro una condizione emotiva che ne paralizza l’azione e la parola, una condizione claustrofobica che cent’anni fa aveva descritto molto bene Virginia Woolf nel saggio Sul non sapere il greco (On not knowing Greek), scritto nel 1925 con queste parole: «La sua Elettra (scil. di Sofocle) ci sta di fronte come una figura così strettamente legata che può muoversi al massimo un pollice da questa parte, un pollice dall’altra. Ogni movimento, perciò, dovrà dire il massimo».

Elettra, regia di Roberto Andò, Siracusa 2025

 

Elettra di Sofocle

 

Traduzione: Giorgio Ieranò

Regia: Roberto Andò

Scene e Disegno Luci: Gianni Carluccio

Costumi: Daniela Cernigliaro

Musiche: Giovanni Sollima

Suono; Hubert Westkemper

Movimenti: Luna Cenere

Assistente alla regia: Luca Bargagna

Assistente scenografo: Sebastiana Di Gesù

Assistente costumista: Pina Sorrentino

Direttore di scena: Giovanni Ragusa

Assistente direzione di scena: Giuseppe Orto

Assistente alla compagnia: Gaetano Cavarra

Responsabile allestimenti: Marco Branciamore

Responsabile sartoria: Marcella Salvo

Coordinatore audio, video e luci: Vincenzo Quadarella

Responsabile settore scenografico: Carlo Gilé

Responsabile trucco e parrucco: Aldo Caldarella

Responsabile elettricisti di scena: Giuseppe Adorno

Responsabile acquisti Francesco: Bottaro

 

Cast: Sonia Bergamasco (Elettra), Anna Bonaiuto (Clitennestra), Roberto Latini (Oreste), Silvia Ajelli (Crisotemi), Danilo Nigrelli (Pedagogo), Rosario Tedesco (Pilade), Roberto Trifirò (Egisto), Simonetta Cartia (Capo Coro), Paola De Crescenzo, Giada Lorusso, Bruna Rossi (Corifee), Arianna Angioli, Margherita Cinardi, Anastasia Cino, Maria Rita Sofia Di Stasio, Virginia Giannone, Alessandra Giovannetti, Angelica Rampin, Gioia Maria Sanfilippo, Maria Clelia Sciacca, Sarah Gisella Simeoni, Allegra Azzurro, Claudia Bellia, Carla Bongiovanni, Gaia Lerda, Giulia Maroni, Erika Roccaforte, Francesca Totti, Clara Borghesi, Carlotta Ceci, Federica Clementi, Alessandra Cosentino, Ludovica Garofani, Gemma Lapi, Zoe Laudani, Arianna Martinelli, Beatrice Ronga, Francesca Sparacino, Siria Veronese Sandre: Coro di donne di Micene

 

Dopo il debutto a Siracusa lo scorso 9 maggio, l’Elettra sarà replicata fino al 6 giugno 2025, e poi sarà in tournée a Pompei nei giorni 11, 12 e 13 luglio 2025.

 

Elettra, regia di Roberto Andò, Siracusa 2025

[1] ἀλλʼ ἀπὸ τῶν μετρίων ἐπʼ ἀμήχανον / ἄλγος ἀεὶ στενάχουσα διόλλυσαι («Al di là della misura ti struggi gemendo senza sosta», Sofocle, Elettra 140 s.).