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Nel maggio del 2022 il regista canadese Robert Carsen, specialista di opere liriche, allestì al Teatro Greco di Siracusa un Edipo re che emozionò il pubblico come in poche altre occasioni precedenti e fece scalpore per la bellezza e semplicità della messinscena che, senza ricorrere all’utilizzo di mega schermi o altri effetti speciali su base tecnologica, basandosi esclusivamente sulla valorizzazione di parole, gesti e movimenti, coglieva perfettamente l’essenza del dramma dandone una lettura al tempo stesso rituale ed esistenziale. Sull' Edipo Re di Carsen abbiamo pubblicato questi articoli:  Edipo Re di Robert Carsen. Premio Le maschere del teatro 2023, miglior spettacolo di prosa. -  Vedere o non vedere. Scena e spazio nell’Edipo re di Robert Carsen - Edipo sulle scale di Siracusa.

A distanza di tre anni Carsen torna a Siracusa con un altro dramma edipico, Edipo a Colono, un sequel del primo Edipo, per certi aspetti, composto da Sofocle alcuni decenni dopo, verso la fine del v secolo a.C. La messinscena, che ha celebrato la première lo scorso 10 maggio nell’ambito della 60esima stagione di rappresentazioni classiche dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, si pone in perfetta continuità con quella precedente. Stesso attore protagonista, l’eccellente Giuseppe Sartori nei panni di Edipo, che fu intervistato per noi da Raffaella Viccei: vedi qui; traduzione affidata anche questa volta a Francesco Morosi che rende i versi sofoclei in una forma scorrevole e comprensibile a tutti, senza mai cadere nel banale.

 Edipo a Colono, Regia di Robert Carsen, Siracusa 2025

Soprattutto la scenografia è molto simile: nell’Edipo re del 2022 al centro della grande orchestra siracusana giganteggiava una scalinata verticale di marmo bianco, simbolo dello spazio politico della polis tebana, sulla quale i personaggi, salendo e scendendo, scandivano le loro ascese e i loro crolli rovinosi. Per Edipo a Colono di quest’anno la scalinata ritorna, ma è di un colore verde denso e contornata da una quarantina di cipressi alti otto metri, alberi che suggeriscono una forte valenza simbolica, legata alla morte e alla sacralità del lutto: il quadro pittorico di stampo metafisico (viene da pensare all’Isola dei morti di Arnold Böcklin) allude a un cimitero monumentale e rappresenta il bosco sacro delle Eumenidi, quello che accoglierà il ramingo Edipo alla fine delle sue peripezie. Il termine greco κολωνός significa ‘colle’, ‘altura’, e questa suggestione linguistica rende del tutto legittima la scelta del regista e del rumeno Radu Boruzescu, suo fidato scenografo.

 Edipo a Colono, Regia di Robert Carsen, Siracusa 2025

Ai piedi della scalinata la grande area dell’orchestra siracusana è presieduta dai cittadini di Colono, tutti in abito bianco a formare un coro di devoti fedeli tanto del loro re Teseo, quanto delle tradizioni religiose locali. L’area è sacra e viene delimitata da grandi brocche utilizzate per le libagioni. Giuseppe Sartori è un Edipo stanco, vecchio e cieco. Raggiunge la scena scendendo dagli spalti, claudicante. Recita con applicata sugli occhi una protesi in lattice, così da simulare la cecità che il personaggio si è inflitto anni prima per autopunirsi delle sue azioni. La maschera del protagonista mostra le orbite degli occhi vuote. In mano ha un bastone (lo stesso che nell’Edipo re aveva Tiresia cieco?) simbolo di regalità e di invalidità. Porta su di sé il peso della sofferenza: è esule, cacciato da Tebe per opera dei figli, è indigente e vive di carità, ramingo da anni, con l’unico sostegno della figlia Antigone (interpretata dalla bravissima Fotinì Peluso al suo esordio) che ha sacrificato la propria esistenza per assistere il padre e gli fa da guida. L’Edipo che giunge a Colono è anche un uomo che ha maturato nel corso del tempo una saggezza nuova, la consapevolezza di non essere colpevole delle azioni nefaste che ha compiuto (parricidio e incesto), ma vittima di un destino inesorabile. Il lacero mantello nero che indossa e il bastone cui si appoggia sono gli unici oggetti di scena che gli appartengono: nel corso dell’azione lo si vede più volte perderli e recuperarli, a seconda delle situazioni. Soprattutto nei momenti in cui è chiamato a rievocare la sua vita passata, gli episodi tremendi della sua esistenza, e a rivendicare la sua innocenza, lo spogliarsi del mantello e il deporre il bastone per terra sono gesti simbolici che producono un’alta intensità emotiva.

Edipo a Colono, Regia di Robert Carsen, Siracusa 2025

 L’Edipo a Colono è considerato tradizionalmente una “tragedia di rifugio”, secondo il modulo per cui un personaggio in fuga da pericoli o persecuzioni, trova riparo in luoghi sacri o protetti. Nel caso specifico è la terra attica, l’Atene del mitico re Teseo, vestito di un elegante abito in lino bianco che sembra ispirato alla statuaria antica, ad offrire riparo ad un uomo che molti considerano l’ultimo dei reietti, e che anche i colonati sulle prime respingono. Teseo (Massimo Nicolini) con la sua veste bianca immacolata è l’emblema delle antiche virtù attiche, e ci mette pochissimo a riconoscere in Edipo una grande nobiltà d’animo, oltre che di lignaggio, offrendo altruisticamente al supplice la sua protezione e il suo sostegno. «Qui sei al sicuro» gli dice rincuorandolo, mentre Antigone e l’altra figlia, Ismene, che lo ha raggiunto, entrambe in abito nero, lo abbracciano.

Edipo a Colono, Regia di Robert Carsen, Siracusa 2025

 

La messinscena di Carsen esclude letture politiche o etiche per concentrarsi soprattutto sugli aspetti psicologici: la fragilità della vecchiaia, il senso di colpa di Edipo accompagnato dal desiderio di ottenere perdono, la devozione filiale di Antigone per il padre che sfiora l’abnegazione e l’annullamento di sé stessa, la miserabile doppiezza di Creonte e di Polinice, che fingono affetto ma sono mossi solo da interesse personale, la titubanza del popolo di Colono di fronte a un essere impuro e potenzialmente portatore di contaminazione, la cui fama era giunta fino in Attica, la generosità ospitale e disinteressata del re Teseo, che si preoccupa di contrastare Creonte e i suoi scagnozzi giunti, armi in pugno, per portare via Edipo. I costumi di Luis Carvalho, le musiche di Cosmin Nicolae, i movimenti di Marco Berriel, le luci dello stesso Carsen e Giuseppe Di Iorio contribuiscono a determinare un’atmosfera misterica e perturbante, che prepara il riscatto del protagonista. L’uomo che è stato travolto dal destino, nell’ultimo tratto della sua esistenza, trova nella morte una sorta di rinascita, di redenzione. Sartori, capace di dominare la scena con il corpo e con la voce, è un Edipo lucido e saggio, che alla fine è chiamato a vivere un’esperienza unica e misteriosa che nella morte lo trasforma in benefico protettore della comunità che lo ha accolto. Il dramma di Sofocle è presentato come una contemplazione sul mistero dell’esistenza umana, sugli abissi della sofferenza, della perdita e del lutto.

Edipo a Colono, Regia di Robert Carsen, Siracusa 2025

 

Uno degli aspetti più riusciti dello spettacolo è l’introduzione di un secondo coro accanto a quello degli abitanti di Colono. È composto da donne in costume verde, in simbiosi con la vegetazione rigogliosa del luogo e con la sacralità del bosco. Sono le Eumenidi che compaiono sulla scalinata in alcuni momenti topici dell’azione scenica eseguendo movimenti ritmici in perfetta coordinazione. La fluidità e la grazia dei loro movimenti evocano un potere ultraterreno. A loro è affidato, tra l’altro, il celebre stasimo che canta le bellezze del paesaggio di Colono (la natura rigogliosa, i frutti, i cavalli, il mare), e anche quello successivo in cui si medita sulla vecchiaia e sulla morte col concetto per cui forse sarebbe meglio non essere mai nati.

La scalinata di Colono su cui sale alla fine Edipo per scomparire tra i cipressi non è solo uno spazio sacro, ma anche quello dove è possibile l’elevazione spirituale, simbolo di pace e trascendenza. Solo Teseo può accedervi per accompagnare Edipo, almeno per un tratto: poi Edipo procede da solo fino alla “soglia bronzea” che potrà oltrepassare. «Tutto è compiuto» esclama Teseo rompendo il silenzio rapito che avvolge il teatro. In realtà il finale contiene ancora una sorpresa, un epilogo inaspettato: Edipo ritorna improvvisamente e magicamente in scena. È una proiezione di sé stesso, un eidolon, vestito adesso con le medesime vesti color verde delle Eumenidi, e compie gli stessi gesti rituali. Le dee venerande e benevole lo hanno accolto tra di loro.

Edipo a Colono, Regia di Robert Carsen, Siracusa 2025

«L’Edipo che incontriamo in questo testo non è più l’uomo impulsivo di Tebe: è passato dall’azione alla contemplazione, dalla superbia all’umiltà. È un uomo segnato dalla sofferenza, ma anche trasformato da essa» ha commentato Robert Carsen in sede di presentazione dello spettacolo aggiungendo che «Questo secondo capitolo diviene dunque non solo una continuazione delle vicende di Edipo, ma anche una meditazione sull’accettazione, sulla mortalità e sulla possibilità di redenzione. È questo un dramma personale che parla dell’età, del lasciare andare. Non si tratta solo del racconto dell’addio di Edipo alla vita, ma di un invito per tutti noi a riflettere su come qualcosa di significativo – persino di buono – possa nascere dalla sofferenza». Per il ciclo di rappresentazioni del prossimo anno Carsen metterà in scena Antigone, terzo e ultimo dramma sofocleo che si è conservato del ciclo labdacide, concludendo così un’ideale “trilogia tebana”.

 L’Edipo a Colono di Carsen è la sesta rappresentazione moderna al Teatro Greco di Siracusa.Tra i precedenti illustri si ricordano quello del 1936, regia di Franco Liberati, traduzione di Ettore Bignone, con Annibale Ninchi nei panni di Edipo e Amedeo Nazzari in quelli di Teseo; quello del 1952 (regia di Guido Salvini) in cui il ruolo del protagonista era affidato a Salvo Randone; nel 1976 (regia di Aldo Trionfo, traduzione di Marcello Gigante) a Glauco Mauri, nel 2009 (regia di Daniele Salvo, traduzione di Giovanni Cerri) a Giorgio Albertazzi, nel 2018 (regia di Yannis Kokkos, traduzione di Federico Condello) a Massimo De Francovich. Non v’è dubbio che la versione di Carsen con Sartori protagonista resterà negli annali alla pari delle altre.

Edipo a Colono, Regia di Robert Carsen, Siracusa 2025

 

 

Edipo a Colono di Sofocle

Regia: Robert Carsen

Scene: Radu Boruzescu

Costumi: Luis Carvalho

Musiche: Cosmin Nicolae

Movimenti: Marco Berriel

Disegno luci: Robert Carsen, Giuseppe Di Iorio

Assistente alla regia: Stefano Simone Pintor

Assistente scenografo: Alison Isabel Walker

Cast: Giuseppe Sartori (Edipo), Fotinì Peluso (Antigone), Massimo Nicolini (Teseo), Paolo Mazzarelli (Creonte), Simone Severini (Polinice), Clara Bortolotti (Ismene), Pasquale Montemurro (Messaggero), Rosario Tedesco (corifeo), Elena Polic Greco (corifea), William Caruso (abitante di Colono), Andrea Bassoli, Guido Bison, Sebastiano Caruso, Spyros Chamilos, Gabriele Crisafulli, Manuel Fichera, Elvio La Pira, Emilio Lumastro, Roberto Marra, Jacopo Sarotti, Sebastiano Tinè (coro degli abitanti di Colono), Samuele Cannoni, William Caruso, Andrea Catalano, Christian D’Agostino, Carlo Andrea Pecori Donizetti, Pasquale Montemurro, Daniele Sardelli, Federico Valentini (seguito di Teseo), Gabriele Esposito, Salvatore Mancuso, Lorenzo Patella, Tommaso Quadrella (seguito di Creonte); Clara Borghesi, Carlotta Ceci, Federica Clementi, Alessandra Cosentino, Ludovica Garofani, Gemma Lapi, Zoe Laudani, Arianna Martinelli, Beatrice Ronga, Francesca Sparacino, Siria Veronese Sandre, Arianna Angioli, Allegra Azzurro, Claudia Bellia, Carla Bongiovanni, Margherita Cinardi, Anastasia Cino, Maria Rita Sofia Di Stasio, Virginia Giannone, Alessandra Giovannetti, Gaia Lerda, Giulia Maroni, Angelica Rampin, Erika Roccaforte, Gioia Maria Sanfilippo, Maria Clelia Sciacca, Sarah Gisella Simeoni, Francesca Totti (coro delle Eumenidi).

 

Dopo il debutto lo scorso 10 maggio 2025, l’Edipo a Colono di Sofocle viene replicato al Teatro Greco di Siracusa fino al 28 giugno 2025.

Le foto sono di @Michele Pantano.