Io sono il dio greco Anteros, l’altro Eros, Eros allo specchio. Come l’ombra accompagna la nube, come il magnete il ferro. Nessun Eros può esistere senza di me.
Amo chi si prende cura di ciò che esiste e, soprattutto, di ciò che potrebbe esistere.
Amo l’ostinazione di chi si sottrae alle familiarità e riesce a vedere l’importante e l’essenziale oltre se stesso.
Amo le scintille dell’immaginazione che portano con sé i lampi di possibili tempeste.
Quando sono ragazzi, i mortali hanno in pugno i loro giorni, senza volgersi indietro: non conoscono la fatica e il rimpianto. Le giornate sono attimi, e gli anni non passano mai. Poi viene il giorno che si conoscono traversate, arcipelaghi, incontri con mostri e con dei. E da allora d’un tratto si capisce. Si scontano iniquità e affanni, si cerca di scampare al dolore, si insegue ogni barlume di luce, ma si incontrano le tentazioni del buio. La solitudine umana è tortuosa. È come un dolore che scava dentro: spera l’incontro, nuovi giorni, nuove strade, la gioia delle cose, il risveglio, il riposo, ma l’accompagnano sospetti, voci vaghe, minacce. In attesa che il destino si compia.
Ma sempre alla ricerca di qualcuno che ti ricorda il futuro e lo mostra in un gesto, quasi la traccia di un’antica tensione e presenza scomparsa, la smania inquieta di un bene reciproco.
Non c’è vero orizzonte se non condiviso.
Accade, talvolta, che si rompa il destino, si plachi l’errare inquieto e si compiano – cosa del tutto nuova – l’ebbrezza e la vertigine degli sguardi che si incrociano. È una bellezza potente, una dolcezza che incanta. Sul mare immenso verso l’alto si sollevano a stormo i gabbiani, levatisi sull’orizzonte. Come mandati con l’augurio di lunghi anni sereni agli amanti, a inseguire la festa dell’incontro. La vita anch’essa è un intenso volo, è un approdo di noi stessi nel cuore degli altri come per un dono. È come un’unione che dal basso si slancia dentro le finestre, è una foglia, un sogno, un uccello che vola. È schiuma d’onda, è scoglio, è mare con tutto il brivido del tumulto, con la fragranza di un profumo pungente, un sentore di sale, un profumo di alghe.
La felicità che nasce da tale beatitudine è di breve intervallo superata dalla divina. Ma è fragile. E fugace. Un lampo. E poi una crepa. Il mare livido può farsi presago di uragano. Si tinge di rosso: il passato svanisce in un attimo, si fa ricordo, sa di morte. Per l’umiliazione di sguardi mancati.
Ma chi ama sa desiderare oltre la realtà. L’unione degli amanti è un arco teso per andare lontano verso un futuro di nuovi orizzonti e ritrovate certezze.
Venerdì 23 settembre 2022 si inaugura a Bari la XIV edizione di “Anima Mea Festival”, raffinatissima e consolidata rassegna di musica, danza, teatro e arti visive, che, giovandosi della sapiente direzione artistica di Gioacchino De Padova, esplora i repertori storici della polifonia quattrocentesca e dell’opera tardo-barocca con significative incursioni nei territori della nuova musica, in un dialogo serrato tra linguaggi del passato ed espressioni della contemporaneità.
L’esordio di questa edizione è affidato ad Anteros (dell’amore ricambiato), prima mondiale dell’opera multimediale di Gianvincenzo Cresta, compositore brillante e cosmopolita (le sue collaborazioni internazionali annoverano l’Ircam e l’Opéra Bastille di Parigi, il Mozarteum di Salisburgo e la Biennale Musica di Venezia). Il monologo teatrale d’apertura, ispirato a una figura poco nota della mitologia greca (garante della reciprocità delle relazioni amorose), è di Tiziana Drago, che insegna Lingua e letteratura greca presso l’Università degli Studi di Bari: ‘Visioni del Tragico’ la ringrazia per averne permesso in anteprima la pubblicazione.
Anteros (dell’amore ricambiato) si dipana attraverso un percorso, in cui arti diverse e contaminate convergono a raccontare una storia che riguarda tutti.
Sullo sfondo il testo di François Cheng, Cinque meditazioni sulla bellezza. A disegnare una trama impalpabile, eppure molto presente. Tutto è affidato alle parole, ai suoni, alle immagini e ai corpi come vettori di svelamento di una intenzionalità.
La produzione è articolata in 3 quadri.
Il primo, Profumo e risonanza, è ricerca di senso: la musica è slancio e desiderio, tensione, inquietudine e attesa. È la presa d’atto dell’esistenza dell’altro: da qui nasce il linguaggio e il potere di amare.
Il secondo quadro, Lo sguardo incrociato, è incontro e intreccio di anime e corpi; è ebrezza e vertigine. Ogni sguardo ricambiato ricongiunge l’individuo con la memoria, ridisegna gli sguardi e i volti del passato.
Il terzo, Verso lo sconosciuto, è l’apertura all’altrove e all’orizzonte più lontano; il mare è l’emblema di un’apertura avventurosa (e per un attimo si macchia di sangue: l’uomo tradisce se stesso quando non vede l’altro).
La performance contamina parola, suono acustico, elaborazioni in live electronics, danza contemporanea e video installazione e coinvolge artisti ed enti di prestigio: il Quartetto Felix e il chitarrista elettrico Massimo Felici, cofondatore e codirettore artistico del Ritratti Music Festival di Monopoli, i sound designer Damiano Meacci e Giovanni Magaglio di Tempo Reale (istituto di ricerca sonora fondato a Firenze da Luciano Berio), il regista, nonché voce recitante, Carlo Bruni, i danzatori Federica Panzeri e Gabriele Beddoni sulle coreografie curate da Elisa Barucchieri della compagnia ResExtensa Dance Company, gli artisti visuali Audrey Coïaniz e Saul Saguatti cui si devono le video scenografie curate per la Basmati Video di Bologna, e il Grame Cncm Lyon, il centro nazionale di creazione musicale di Lione. Ulteriori informazioni su https://www.lamoroso.it/
Le foto sono degli allestimenti al teatro Kismet di Bari, per le quali si ringrazia ancora Tiziana Drago.