Il testo che segue è tratto da una delle pièces di Manlio Marinelli ispirate al mito greco, raccolte in volume per Editoria & Spettacolo nel 2018. In questa raccolta, Manlio Marinelli racconta cinque miti greci di donne, Fedra, Antigone, Medea, Giocasta, Cassandra, «provando a rintracciare, in ciascuno di essi, l’elemento caratterizzante in grado di assumere un nuovo significato rispetto alla condizione della donna o, per meglio dire del femminile, nel mondo contemporaneo» [1].
Sangue di terra dura (titolo che dipende dall’incipit di una nota poesia di Cesare Pavese: Hai viso di pietra scolpita/sangue di terra dura), di cui qui si presenta un estratto, è incentrato sulla figura di Fedra.
Nelle immagini che seguono, una galleria da Phaidras Liebe da Sarah Kane, che sarà in scena al Berliner Ensemble a partire dal 25 marzo (vedi qui).
Fedra
(In scena Fedra, impaziente aspetta. Evitare qui come in tutta la scena i luoghi comuni delle rappresentazioni delle donne nevrotiche. Questa Fedra non è una donna che si perde)
FEDRA: ma quanto ci mette? Quanto ci mette? Il tempo non passa mai. Ho guardato l’orologio un’ora fa ed è passato un solo minuto. Forse le notizie sono troppo brutte e non valgono la strada fino a qui. Amica mia arriva subito e se non riesci subito entro un istante. Forse mi hanno… (entra l’anziana). Alla fine sei arrivata!
ANZIANA: no, sono ancora per strada. Che credi? mi hai dato un appuntamento dove ha perso le scarpe il signore, io ho il passo che ho, l’età che ho e le gambe che ho. Tu sei coscialunga e cammini bella spedita, io faccio tre passi e mi trovo già il cuore qua, nella canna.
FEDRA: allora?
ANZIANA: allora che?
FEDRA: non mi devi dire niente?
ANZIANA: io?
FEDRA: e chi Cleopatra?
ANZIANA: e aspetta figlia mia. Fammi riprendere fiato. E che fretta c’è?
FEDRA: parla insomma: ti aspetto da ore, ho perso vent’anni di vita.
ANZIANA: ma io ti trovo benissimo: nemmeno una ruga.
FEDRA: parla, cazzo, parla!
ANZIANA: stai calma. Un attimo. E che maniere! E non è caso di perdere il decoro e il controllo di se stessa.
FEDRA: calma dice lei. Stiamo parlando della mia vita.
ANZIANA: e chi ti dice di no: io infatti sono qui, sono venuta, mi sono fatta una scarpinata che non ti dico, mi sono fatta mezza città a piedi, che oggi, se non bastasse, c’è pure lo sciopero dei mezzi, mi fanno male le gambe, ho la pressione che dio solo lo sa a quanto è salita o a quanto è scesa, perché la pressione mi fa così, mi sale e mi scende, mi sale e mi scende- quando avrai la mia età poi me lo saprai dire, senza contare…
FEDRA: ho un nodo alla gola. Mi sento soffocare. Tu non lo sai che cosa ho io dentro di me, non lo sai cosa vuol dire l’angoscia, non lo sai cosa vuol dire il fuoco. Tu adesso parlerai e forse, quando avrai finito di blaterare la tua ultima sillaba, della vita di Fedra potrebbe non essere rimasto nulla.
ANZIANA: sentimi bene, bella mia. Tu lo sai che io non ti dovrei nemmeno parlare. Io, qua, nemmeno ci dovrei stare. Hai capito? Qua. A parlare con te. Se a me mi vede il preside mi sbatte a disegnare madonne sui marciapiedi.
FEDRA: e per una che insegna Religione Cattolica…allora?
ANZIANA: senti Fedra…ma a me chi me lo fa fare? (Va per uscire).
FEDRA: dove vai?
ANZIANA: me ne torno a casa.
FEDRA: ma che sei scimunita? Vieni qua. Riposati le gambe. Guarda che ti sale la pressione.
ANZIANA: o mi scende.
FEDRA: dove vai? Fermati. Mi devi raccontare cosa è successo.
ANZIANA: ti devo?
FEDRA: se no muoio. Se no la carogna mi mangia dentro. Se no devo urlare fino a spaccarmi i polmoni. C’erano tutti?
ANZIANA: tutti, tutti.
FEDRA: e lui c’era?
ANZIANA: c’era. E pensi che non veniva? C’era lui e c’erano pure i suoi genitori. Tutti e due. Non uno. Perché lui di genitori due ne ha.
FEDRA: due. Perché tu quanti ne hai?
ANZIANA: io sono orfana. Dalla nascita. Mai avuti. Nostro Signore ha voluto mettermi alla prova fin da subito.
FEDRA: va be’, che ti ha portato la cicogna?
ANZIANA: non lo so. Non mi ricordo. Può pure essere. Non mi posso ricordare. Ma può pure essere che sono stata concepita senza peccato. Non sarebbe la prima volta.
FEDRA: se lo dici tu. Ma torniamo ai fatti: era lì con i suoi genitori…
ANZIANA: esatto.
FEDRA: e come stava?
ANZIANA: come stava? Fedra, sentimi bene. Tu sei cretina. Ma non in senso lato, come dire a una un po’ strana, “ma che sei cretina?”. No tu sei tecnicamente cretina.
FEDRA: e ti ringrazio.
ANZIANA: prego, gioia, non mi ringraziare. Ma come! a te questo ragazzino ti ha rovinato, tu rischi il lavoro, la dignità, il nome, la carriera, suo padre e sua madre- e che madre!- ti accusano di violenza carnale- violenza carnale- manco fossi uno scafista albanese, oggi si è tenuta la riunione della commissione disciplinare per decidere da quale finestra della scuola buttarti da sopra a sotto a calci nel culo e tu mi chiedi come stava? Ma tu sei scimunita.
FEDRA: avevi detto cretina.
ANZIANA: e nel frattempo sei peggiorata.
FEDRA: certo che per essere un’insegnante di religione cattolica, sei spietata.
ANZIANA: e apposta per questo sono spietata.
FEDRA: il vescovo vi prende pure se non avete cuore?
ANZIANA: a lui interessa l’anima, il cuore è per i cardiologi.
FEDRA: scusami, è che sono talmente confusa.
ANZIANA: confusa? E beata te che sei solo confusa, c’è da sbattersi la testa al muro negli spigoli. Cercati un muro bello duro e sbattici la testa contro.
FEDRA: non può essere così grave. È grave? Io voglio essere ottimista.
ANZIANA: e il Signore ti accompagna. Il Titanic qui affonda, e tu ancora canti e balli. Sapessi quello che si dice a scuola. Parole cattive. Parole cattivissime. Quello che non dicono i colleghi! Ti chiamano cagna.
FEDRA: cagna?
ANZIANA: in calore. E pure peggio. La gente è cattiva. È malvagia. Sapessi quanto è cattiva la gente! Lo sai?
FEDRA: forse.
ANZIANA: non lo sai. Quelli ti hanno già condannata. Processata, condannata e carcerata. E ci provano gusto.
FEDRA: ma non credo.
ANZIANA: e ci devi credere. Ci provano gusto. In sala professori si parla solo di questo. Tutti seduti attorno al tavolo a tagliare e cucire. Tagliano e cuciono. Altro che sala insegnanti: pare una sartoria. E ti stanno cucendo un bel pigiama a righe. Sissignore. Già condannata sei. Per tutti. Per tutti quanti.
FEDRA: e per te?
ANZIANA: per me? e che domanda è? Io sono qui. Altrimenti pensi che sarei venuta? Io lo so che non puoi avere fatto niente di male. Ma gli altri…
FEDRA: mi basti tu.
ANZIANA: ti accontenti di poco.
FEDRA: fin dalla prima volta che sono entrata in quella scuola ho capito che tu sei una persona buona.
ANZIANA: buona!
FEDRA: buona, buona. Sei buona, amica mia. Io lo so. Anche se hai la testa piena di certezze incrollabili…
ANZIANA: e che c’è di male?
FEDRA: niente. Hai ragione. Non c’è niente di male. Le avessi io le certezze che hai tu. Invece niente. Non so più niente. Mi cade il mondo addosso e non so più niente. Davvero niente.
ANZIANA: ma almeno sai di non avere fatto niente di male?
FEDRA: sì. Niente di male. Non ho fatto davvero niente di male. Niente di cui vergognarsi.
ANZIANA: eh, appunto. E io che ho detto? Non hai fatto niente. Ma quelli tagliano e cuciono, cuciono e tagliano, iiiiihhhh, come cuciono! E non ti dico i ragazzi.
FEDRA: cuciono anche loro?
ANZIANA: per la carità di Dio, lì il più per bene è una carogna.
FEDRA: non dire così. I ragazzi…
ANZIANA: sono dei maiali. Ma è una questione di età. L’adolescenza è l’età della maialitudine. Sono maiali inconsapevoli. I ragazzi a quell’età hanno sempre il pisello in mano. E va già bene quando è il loro. E le ragazze! Le ragazze! Dicono che ti dovrebbero impiccare. Che ti dovrebbero bruciare sul rogo. Quelle pensano di avere l’esclusiva dei facili costumi. Si sono sentite defraudate.
FEDRA: ma che dici?
ANZIANA: la verità. L’ho sentita io una che citava Dante Alighieri: diceva, “visto che questa qua era tutta infuocata per il contrappasso la dovrebbero bruciare”. Troppo cultura nei ragazzi ha effetti deleteri.
FEDRA: dici che non posso tornare a scuola?
ANZIANA: se vuoi essere lapidata torna pure. Facciamo una scena dell’Antico Testamento. Poi dopo quello che è successo oggi.
FEDRA: ma insomma, come è andata? Non mi tenere ancora sulle spine.
ANZIANA: le spine è il posto più comodo dove puoi stare. Oggi! Oggi! Il giorno più brutto della mia vita. Lo vedi come sto. Il giorno più brutto. Peggio di quando è morta mia zia senza fare testamento.
FEDRA: mi fai morire. Mi dici che è successo? Senza divagare.
ANZIANA: che ti devo dire?
FEDRA: chi c’era?
ANZIANA: c’ero io, in qualità di vice-preside, il preside, il comitato di valutazione, due ispettori del provveditorato- un uomo e una donna- e i genitori di Ippolito.
FEDRA: e lui c’era?
ANZIANA: sì, ti ho detto. Non mi fare ripetere sempre la stesa litania. Eccome se c’era: quel piccolo bugiardo, falso e giuda iscariota, che possa bruciare tra le fiamme dei gironi dell’inferno.
FEDRA: non esagerare.
ANZIANA: e chi esagera? Dovevi vederlo con la sua faccia d’angelo, la camicia pulita e il crocifisso al collo.
FEDRA: il crocifisso?
ANZIANA: proprio. Io quelli che si nascondono dietro nostro Signore per nettare la loro lordura non li sopporto (Fedra nasconde il proprio crocifisso dentro la camicetta). Ad ogni modo stava lì seduto: accanto, la madre. Bella donna, ah niente da dire. Bella donna, elegante, fine. La tipica ninfomane.
FEDRA: non esagerare.
ANZIANA: non esagero. Una Messalina. Gonna appena sopra al ginocchio, calze nere, tacco alto. Da una parte c’era la madre peripatetica e dall’altra parte il padre. Brutto tipo. Napoletano. Tipico camorrista. Falso come suo figlio. Hai capito? Al centro c’era il piccolo bugiardo e ai due lati i due genitori. La passeggiatrice e il guappo. Sodoma e Camorra.
FEDRA: amica mia, non divagare.
ANZIANA: tu me l’hai chiesto. Comunque, il piccolo figlio della cocottina si è schiarito la voce e ha sciorinato tutto il compendio di oscenità. Che vergogna Fedra mia, che vergogna. Volevo morire. Che vergogna. Che scandalo. Che lordura.
FEDRA: ma che ha detto?
ANZIANA: che vi conoscete bene.
FEDRA: e che sarà mai!
ANZIANA: biblicamente. Ha parlato di avide copule nel laboratorio di scienze, pratiche e titillamenti di cui ignoravo l’esistenza, vestiti che frusciano, scambi di liquidi, lingue…vulve…persino peni!!!! Ha descritto telefonate di fuoco, sudori freddi, incontri caldi, biglietti osceni- osceni!- lettere pornografiche che tu gli avresti scritto. Capisci quanto è fetido? Lettere pornografiche!
FEDRA: e queste lettere…
ANZIANA: ha avuto la faccia di mostrarle. Dei falsi. Chiaramente dei falsi. La tua scrittura imitata, capisci, imitata, con incredibile perizia, superba precisione, sputata precisa la tua grafia. Che malefica abilità. Un falsario. Quel ragazzo ha un futuro nella camorra, come suo padre. Il brutto ceffo.
FEDRA: e le ha lette?
ANZIANA: le ha lette. Le ha lette! Che vergogna, gioia, che vergogna! Come ha recitato, mentre leggeva, come recitava Ippolito. L’alunno perfetto, il primo della classe, il ragazzo perfetto. Recitava imbarazzo, indignazione e anche un po’ di compiacimento nei punti più piccanti. Tutto per giustificare che l’hanno trovato durante la gita nudo in corridoio. E lui continuava a dire che usciva dalla tua stanza, dove avevi abusato di lui. Un bestione alto due metri. Io non sapevo più dove mettere la faccia, il preside scuoteva la testa, così, non la finiva più, sembrava un orologio a cucù rincoglionito, i due ispettori erano immobili, due salme defunte che si fissavano le mani, sembrava avessero appena scoperto di possedere le dita, e il camorrista che inveiva in un idioma sconosciuto, una lingua tutta contorta, come parlasse al contrario, la lingua del diavolo.
FEDRA: napoletano.
ANZIANA: e che ne so, io non mi ci mescolo con quelli. Ma la meretrice, la malefica pornéia sortita dalla più ignobile suburra, la dovevi vedere, gli occhi rossi, che abbracciava il suo pupetto e, devo dirtelo Fedra, te ne diceva di tutti i colori. E nessuno che proferisse verbo.
FEDRA: e queste lettere, lui, poi, se l’è portata via?
ANZIANA: certo, il furbo. Quello teme la perizia calligrafica.
FEDRA: e dove le ha messe?
ANZIANA: il boss campano le ha infilate in una carpetta di documenti sopra la quale, l’ho visto io con questi occhi, c’era scritto Atti denuncia.
FEDRA: mi hanno denunciata alla fine?
ANZIANA: ancora no. La sciantosa l’ha detto al preside: dice che il piccolo Belzebù è ancora troppo turbato per le sevizie, per le pressioni psicologiche che ha dovuto subire. Così ha detto e nel frattempo si accarezzava le cosce. E poi ha detto che in tutti i casi fermeranno la libidine e la corruzione di questa orribile…donna. Che poi saresti tu. Diceva schifezze e si accarezzava le cosce, diceva immondizia e si lisciava le gambe. Una piazzata. Che cosa è uscito dalla quella bocca a forma di canotto, da quella chiavica sfondata piena di merda!
FEDRA: e il preside che ha detto?
ANZIANA: niente. Non ha detto niente. È un uomo, non sapeva che dire. Guardava fisso la peripatetica in faccia, fisso così, sembrava volesse contarle i peli del naso. La guardava in faccia per evitare di guardarle le cosce. Ma io sono intervenuta. Gliel’ho detto che il ragazzo si stava inventando tutto per screditare una collega stimata. Una professoressa di scienze tra le migliori, una da 110 e lode e dignità di stampa, una con un dottorato di ricerca. Mica una sciacquetta da basso napoletano. Ti ho difesa Fedra, l’ho detto che era chiaro: l’avevano trovato in corridoio, a Ippolito dico, l’avevano trovato in corridoio, in mutande e non voleva dire da quale troietta stava rincasando e così s’è inventato tutta la storia: la professoressa ninfomane, la quarantenne che si incapriccia del ragazzino, il sesso bollente, i voti gonfiati.
FEDRA: quali voti?
ANZIANA: sì, gli ispettori quando sono resuscitati gli hanno chiesto come si spiegasse la sufficienza stirata in tutte le materie e giusto nelle tue il massimo dei voti. E lui ha detto che…
FEDRA: gli ho promesso di alzarglieli così, per amore.
ANZIANA: proprio così ha detto. Sì, lui non ha detto amore, ha usato un’altra perifrasi più sordida e ridacchiava pure. Ma il concetto era quello.
FEDRA: amica mia, sono disperata.
ANZIANA: io ti ho difeso, Fedra. Difesa. Anche dopo che la battona e i suoi paredri se ne sono andati, l’ho detto al preside. Ma parliamo di Fedra, una donna di quarant’anni, madre di due figli, sì d’accordo, divorziata, ma anche il pontefice ha detto che i divorziati sono persone quasi come le altre. Una donna così, una professoressa, insidia una ragazzino di diciassette anni, gli scrive lettere piene di sporcizia, lo ospita illecitamente nella sua stanza, nel bel mezzo di un viaggio di istruzione, nell’esercizio del suo dovere. E non abbiamo mica più quindici anni!
FEDRA: non è possibile.
ANZIANA: certo che no.
FEDRA: una madre.
ANZIANA: di quarant’anni.
FEDRA: e lui?
ANZIANA: dice che ci sono evidenze, testimonianze. Ha parlato anche di un video.
FEDRA: un video?
ANZIANA: il porco profittatore sostiene di avere filmato un incontro bollente, così ha detto il preside. Bollente ha detto. E infatti sudava, come sudava poveruomo. Un incontro bollente ha filmato.
FEDRA: quando?
ANZIANA: non so, ha bofonchiato qualcosa ma io ero stanca, mi ero dovuta sedere per misurarmi la pressione.
FEDRA: quale incontro?
ANZIANA: ma non so ti dico, mi pare abbia detto qualcosa a proposito di una cena, a casa di Ippolito: i suoi genitori erano fuori. Probabilmente lei batteva e lui era a un summit delle famiglie del Cilento. Non lo so. Un’assurdità.
FEDRA: una cena a due. Una fredda sera di febbraio.
ANZIANA: sì brava…una fredda...sera di…ma tu come lo sai? Dimmi che non è vero. Dimmi…giura Fedra, giura su nostro Signore…giura, giura su questa croce che porti al collo, giura sulla santa immagine di nostro Signore che morì in croce per liberarci dal male. Fedra! Fedra, Dio onnipotente. Io ti ho difesa. Io ti ho creduta, non può essere vero…mi prendi in giro. Non può essere vero.
FEDRA: perché no?
ANZIANA: perché…no…? Quelli ti hanno sospeso dal servizio e io ti ho difesa e i genitori di Ippolito ti vogliono denunciare, Fedra.
FEDRA: forse non lo faranno.
ANZIANA: violenza carnale. Forse no, dice lei. E chi li convince? Ti vogliono denunciare per violenza…chiedigli scusa. Ma sì, Fedra, chiedigli scusa. A tutti e due. Magari non ti denunciano. Chiedigli scusa. Magari ti perdonano. Quelli mi sono sembrati tanto due brave persone.
FEDRA: e perché devo chiedere scusa?
ANZIANA: tu stai male, Fedra. Tu hai la febbre.
FEDRA: ho la febbre. Sì. Ho la febbre. Non sai quanti gradi. Scotto. Sono bollente. Ho la febbre di lui.
ANZIANA: di Ippolito.
FEDRA: di Ippolito. Mi è entrato nel sangue, mi è entrato nel cuore, nella pancia, qui, mi è entrato nel corpo e mi stritola il petto, me lo asciuga, mi asciuga tutto il respiro. E io non ragiono più, mi va a fuoco la faccia, ho il suo corpo stampato dentro al mio: mi va a fuoco tutto.
ANZIANA: Gesù, Giuseppe e Maria. Ma allora è vero. La lettera. Le parole che dici sono le stesse porcherie, lo stesso sudiciume che c’era nella lettera. Quel parlare di corpi, di sudori…
FEDRA: è vero. Sì. È vero. È tutto vero.
ANZIANA: ma tu sei una madre. Hai due figli.
FEDRA: non è con loro che ho avuto una storia.
ANZIANA: ma ti sei innamorata di un ragazzo.
FEDRA: perdutamente. Ma non essere ipocrita. Quel ragazzo non è un bambino.
ANZIANA: è un minorenne. Non ha nemmeno l’età per prendere la patente. C’è una legge. Violenza carnale.
FEDRA: violenza. Violenza è se gli avessi piantato una pistola dentro un orecchio. Nessuno ha costretto nessuno. Lui ha fatto quello che ha voluto e pure io. È solo passione. Passione vera. Due persone che si innamorano l’uno dell’altro.
ANZIANA: hai ventitré anni più di lui. Quando è nato tu eri già laureata.
FEDRA: e allora? E allora amica mia? Quando mi stringeva tra le sue braccia, la bambina ero io.
ANZIANA: ma tu sei pazza. Sei pazza o malata. Che vergogna, Fedra. Che vergogna. Una professoressa di scienze. Hai pure un dottorato.
FEDRA: mio marito se n’è andato con una ragazza di ventidue anni. Ventitré meno di lui. Non ti sei scandalizzata così quando è successo.
ANZIANA: ma non era minorenne.
FEDRA: è davvero questo il tuo problema? Se avessimo scopato tra tre mesi allora non staremmo qua a discutere.
ANZIANA: un tuo allievo è! Un tuo allievo.
FEDRA: non era una sua allieva, quella di mio marito? All’università: una sua allieva. Nessuno ha chiamato ispettori moribondi, presidi rincoglioniti, commissioni disciplinari.
ANZIANA: è un uomo, santa vergine. È un uomo. Gli uomini invecchiano meglio.
FEDRA: questo lo dicono loro e le beghine come te che ci credono pure.
ANZIANA: che vergogna, Fedra. Non riesco a guardarti in faccia. Mai io ‘sta faccia non la conosco, non l’ho guardata mai.
FEDRA: la passione. Tu lo sai cosa è? Due persone che si amano e basta.
ANZIANA: ti ha amato tanto, Ippolito. Ti ha usato come una troia e ora recita la parte del cerbiatto circuito dalla pantera nei boschi.
FEDRA: ma lui che colpa ne ha? È un agnello circondato da bestie feroci.
ANZIANA: sei una donna stupida. La foia ti ha fatto diventare pazza.
FEDRA: l’amore.
ANZIANA: l’agnello, l’ho visto io come azzannava oggi pomeriggio la sua vittima, la cerbiatta sei tu e lui ti ha sbudellato senza pietà, davanti a tutti. Ti ha masticata, digerita e ti ha sputato per terra, come un sacco di monnezza, come gli avanzi dopo un banchetto sguaiato.
FEDRA: forse hai ragione. Tu vedi le cose con gli occhi lucidi della ragione. Ma io non me lo levo dalla testa. Non posso credere che non senta più niente. Portami da lui, amica mia, portami da lui!
ANZIANA: svegliati, pazza. Sei posseduta da un demone che distrugge. La tua vita è finita.
FEDRA: portami da lui, ti dico.
ANZIANA: ti sbatteranno in prigione, in mezzo alle tossiche e alle assassine. Starai chiusa in gabbia, come una bestia impazzita.
FEDRA: portami in giro per la città. In giro andrò, tra le macchine e le moto roventi, in città dove i cani randagi ronzano cattivi per azzannare le prede. Cagna mi chiamano? Così mi hanno chiamato? E cagna sarò. Cagna sarò, per mia libera scelta. E afferrerò un tenero uomo per i lunghi capelli e lo bacerò sulla bocca con tutto il mio sazio e il mio piacere. Così farò. Così lo bacerò. E prima che lo dicano loro, lo dirò io: questa è Fedra che ha vissuto l’amore come ha voluto e non c’è legge dell’uomo che l’abbia fermata.
ANZIANA: ti sbatteranno in prigione: la tua vita è finita.
FEDRA: no, vecchia. La mia vita comincia adesso.
[1] Manlio Marinelli, Teatro I. Non una di meno. Sangue di terra dura. Il mare a cavallo. Una pietra sopra, Spoleto, Editoria & Spettacolo, 2018. Si può acquistare qui.