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Al centro del palco, su una sedia, un fantoccio dagli occhi lampeggianti collegato a dispositivi medici. Si tratta di un robot? Se sì, come può un automa essere alimentato da una flebo? Come gli si può monitorare il battito cardiaco?

Love-Lies-Bleeding di Don DeLillo, regia di Giuseppe Isgrò, Teatro Elfo Puccini, 2025

Lo spettatore capisce di trovarsi di fronte a un’immagine metaforica: l’automa o il fantoccio è la figurazione di un essere umano dichiarato cerebralmente morto. Ma cosa significa precisamente ‘morte cerebrale’? Cosa è – più in generale – la morte? E cosa è un essere umano? Un insieme di organi che devono funzionare di concerto, di membra che devono agire in connessione? O c’è qualcosa di più, quel che un’antica tradizione ha chiamato ‘anima’? E ancora: se una malattia irreversibile ci rende come una macchina rotta, ma non ancora del tutto ferma, cosa ne è dei ricordi e delle emozioni? Coloro che sono in stato vegetativo continuano ad avere una coscienza?

Love-Lies-Bleeding di Don DeLillo, regia di Giuseppe Isgrò, Teatro Elfo Puccini, 2025

Queste alcune delle domande suscitate dalla pièce teatrale di Don De Lillo Love-Lies-Bleeding (2005). Protagonista silente ma sempre presente sul palcoscenico è Alex Macklin, un artista colpito da ictus e dichiarato cerebralmente morto. Attorno alla sedia dove è inchiodato, i parenti più stretti discutono dell’opportunità di praticargli l’eutanasia: il figlio Sean è convinto che si tratti dell’unica soluzione possibile e ha portato con sé tutto il necessario. Per lui il padre non è più il padre, ma solo una specie di macchina danneggiata, priva di sentimenti, che continua a respirare, che bisogna perciò liberare da una sofferenza inutile e da un dolore ignoto agli altri. Sean però deve convincere di questo la nostalgica ex moglie del padre, Toinette, arrivata anche lei al capezzale dell’uomo con cui ha condiviso sogni e passioni,  e inoltre deve convincere la giovane moglie attuale dell’uomo, Lia, che gli fa da badante e che lo ama. Quest’ultima è convinta che il malato non ‘sia pronto’ a morire, e che anzi continui  a comprendere quel che avviene intorno a lui; la donna inoltre rifiuta le diagnosi mediche e la definizione di ‘stato vegetativo’.

Love-Lies-Bleeding di Don DeLillo, regia di Giuseppe Isgrò, Teatro Elfo Puccini, 2025

Love-Lies-Bleeding è dunque un dramma difficile, dal titolo enigmatico e poetico insieme, sulla morte, sul senso della vita, sulla liceità di decidere per altri quando è il momento che la vita finisca. Ma è anche un dramma sull’amore e sulle sue difficoltà a superare il tempo e le occasioni.  

Lo spettacolo si svolge in un asfittico interno domestico, reso opportunamente buio dalla regia, dove i personaggi si impegnano nei loro duelli verbali alla presenza del malato. Fuori c’è un paesaggio desolato che fa da adeguata cornice a questo dramma filosofico, ossia il deserto occidentale americano, le cui descrizioni contengono echi dei paesaggi dei film di Michelangelo Antonioni: i rifiuti deprimenti de Il deserto rosso (1964), le enormi dune di sabbia di Zabriskie Point (1970).  

Dai serrati dialoghi tra i personaggi emergono i sentimenti dissonanti che legano e hanno legato il figlio e le due donne ad Alex e soprattutto i ricordi della vita vissuta con lui quando era nel pieno delle sue forze vitali. Tanti episodi, momenti di amore, tenerezza, idee e progetti, ripercorsi attraverso la messa in scena di un Alex con la maschera da vivo (Daniele Fedeli, che impersona anche il figlio).

Lo spettatore resta  sconcertato da questa originale proiezione di ricordi sul palcoscenico: Alex vivo agisce, mentre sullo sfondo c’è un Alex robotico inerte. Il presente si confonde così con il passato, le immagini della malattia paralizzante si intrecciano con le immagini mentali dei personaggi che ricordano e rievocano un altro Alex, loquace e vitale, opposto a quello seduto, immobile, incosciente, dagli occhi scintillanti come spie che segnalano un'anomalia. 

Ma chi è che ricorda? Alex in stato vegetativo o il figlio e le due donne che rimpiangono un Alex pieno di curiosità e di passione, di gioia e di entusiasmo? E infine: chi è il vero Alex? Quello che sopravvive nei ricordi e nell’affetto, o anche nel rancore di chi gli è stato vicino, oppure quell'essere condannato a un limbo inaccessibile, tra la vita e la morte?

Queste domande ‘fluttuano’ in scena – ha dichiarato De Lillo -, ‘fluttuano’ in uno spazio che è un non-luogo, oscuro e privo di qualsiasi caratteristica, e in un tempo che è un non-tempo, che oscilla tra passato, presente e futuro. La struttura narrativa del dramma è dettata dalle progressive scansioni delle azioni dei personaggi, una specie di avvicinamento alla morte: prima il consenso all’eutanasia, che deve essere dato da tutti; poi la scelta del metodo con cui praticarla; quindi il lungo, estenuante,  intervallo tra la decisione di dare un suicidio assistito e la morte. Una morte che riesce comunque a sorprendere anche coloro che l’hanno pianificata e voluta dopo tante discussioni e riflessioni.

Love-Lies-Bleeding di Don DeLillo, regia di Giuseppe Isgrò, Teatro Elfo Puccini, 2025

Il linguaggio, perciò, si rivela uno strumento raffinato e la scelta delle parole e dei termini non è mai banale, a partire dal nome inglese della pianta Love-lies-bleeding, che dà il titolo alla pièce e suggerisce molto di più del suo nome botanico amaranthus caudatus. Le parole love, lies e bleeding hanno infatti un senso profondo nel contesto in cui vengono evocate, perché descrivono quel che sta accadendo all’uomo, 'amato' (love) dal figlio e dalle due donne,  che ora ‘giace sanguinante’ (lies bleeding) e si sta consumando. Da una parte, dunque, c’è il linguaggio figurato delle emozioni e dell’arte, che era quello usato da Alex come pittore e che è privilegiato da Lia, l'ultima e più giovane moglie. Dall’altra, invece, il linguaggio preciso della medicina: un linguaggio razionale, che non lascia spazio alla commozione, attraverso il quale i personaggi cercano di mantenere la distanza emotiva da Alex e di prendere in un certo senso possesso del suo corpo irrevocabilmente malato. Ed infatti, quando decidono di praticare l’eutanasia, Sean parla come un medico, Toinette come un’infermiera, mentre Lia va via.   

Anche e soprattutto per quest’uso sofisticato, allusivo e metaforico del linguaggio, Love-Lies-Bleeding di De Lillo è un’opera particolarmente impegnativa in teatro: una sfida che è stata ben raccolta da Isgrò e dai suoi attori, su tutti da Daniele Fedeli, interprete di Sean e di Alex da vivo e già da noi apprezzato nel Tasso di Goethe (qui).

Love-Lies-Bleeding di Don DeLillo, regia di Giuseppe Isgrò, Teatro Elfo Puccini, 2025

Love-Lies-Bleeding

di Don DeLillo

uno spettacolo di Phoebe Zeitgeist

regia Giuseppe Isgrò

assistente alla regia Giulia Dalle Rive

con Francesca Frigoli, Daniele Fedeli, Liliana Benini

scena e costumi Giovanni De Francesco

disegno e architettura del suono Stefano K Testa con la consulenza di Shari DeLorian

visuals Luca Intermite

dramaturg Matteo Colombo

cura del progetto Francesca Marianna Consonni

produzione Teatro E (Trento)

con il sostegno di Silent Art Explorer

Foto @Luca Del Pia