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S’intitola Antigone, cerimonia con canzoni la quarta parte della serie “la città dei miti”, concepita e realizzata dal regista pugliese Giampiero Borgia e da Elena Cotugno, che si aggiunge ai precedenti spettacoli Medea per strada, Eracle l’invisibile, e Filottete dimenticato. Ne hanno già parlato su questo blog Cristina Pace qui e Sotera Fornaro qui.

 

Il Teatro dei Borgia lavora da oltre dieci anni sugli antichi miti della tragedia greca per metterli in scena in determinati spazi urbani, spesso sobborghi e periferie, con lo scopo dichiarato di portare il teatro nella realtà, di “disturbare” la vita quotidiana con l’arte scenica, illuminando luoghi e persone destinati a rimanere nell’ombra, condannati alla perenne invisibilità. In Medea per strada la protagonista (Elena Cotugno) vestiva i panni di una giovane migrante finita malgrado la sua volontà in un giro di prostituzione. In Eracle l’invisibile il forzuto eroe della mitologia classica (interpretato da Christian di Domenico) diventava un uomo come tanti, un buon padre di famiglia, marito felice, la cui vita per un evento imprevisto si era sgretolata facendolo precipitare nel declino economico. Il Filottete (Daniele Nuccetelli) di Filottete dimenticato era un malato di demenza condannato all’isolamento a causa del suo stato.

 

 

Con Antigone, cerimonia con canzoni lo scenario cambia. L’attualizzazione della vicenda tebana consiste in due mosse: da un lato si focalizza la vicenda di Antigone sul tema della sepoltura e del rito funebre (un aspetto decisivo nel dramma sofocleo), dall’altra la si riporta al contesto storico della recente pandemia da Covid quando, per tutelare la salute pubblica, il governo aveva stabilito una serie di misure draconiane di confinamento, tra le quali il divieto di celebrare i funerali. Al centro della rappresentazione sono le vicende di una famiglia colpita da una catena di lutti, in particolare dalla morte di due fratelli, uno detto “il buono” e uno detto “lo stronzo”, schiantatisi in macchina contro il muro di un McDonald’s. Per il primo, morto sul colpo, si sono subito celebrati i funerali, mentre il secondo, deceduto dopo un prolungato ricovero in clinica, non ha potuto avere le esequie essendo nel frattempo scoppiata la pandemia ed essendo stato decretato il divieto. Soltanto qualche anno dopo i parenti si raccolgono per ricordare quei giorni e celebrare i propri cari.

Ed è proprio questo il punto d’inizio di Antigone, cerimonia con canzoni. Il pubblico viene accolto nell’atrio da un corteo funebre guidato un officiante (Christian Di Domenico) che cerca di esorcizzare il dolore con canzoni leggere come “Buonanotte fiorellino” di De Gregori (eseguita da Luna D’Intino e Sabino Rociola), alternate a barzellette sulla morte di gusto macabro. Dopo questa ‘parodo’ stravagante e spiazzante arriva un invito al silenzio «per accogliere dentro di noi i nostri cari che non ci sono più». Lo spettatore riceve una mascherina chirurgica e un pennarello con cui scrivere il nome di un parente defunto. Si entra in sala e il dialogo tra lo zio (Creonte) e la nipote Lulù alias Ismene (Elena Cotugno) rievoca la triste vicenda della famiglia.

 

Il Creonte di Antigone, cerimonia con canzoni è un ex impiegato della prefettura, un uomo d’ordine, ligio alla legge. Sostiene che è sbagliato l’egoismo di chi pensa solo ai fatti propri e non all’interesse collettivo. Lulù/Ismene squaderna vecchi album di foto dei famigliari, ricorda l’incidente mortale dei due fratelli e il desiderio spasmodico che provava Ninni (Antigone), la sorella un po’ svitata, di andare all’obitorio ad abbracciare il corpo del fratello defunto nonostante i divieti della legge, a costo di essere arrestata. Soprattutto cerca l’interazione col pubblico invitando ciascuno a rievocare i propri cari che sono scomparsi. Ma questo pregevole sforzo di mescolare e confondere teatro e vita, finzione e realtà, non decolla veramente, a causa soprattutto del pudore che gli spettatori manifestano nel parlare del proprio personale dolore.

Lo zio e la nipote appaiono sempre più come persone distrutte dalla sofferenza, che cercano con fatica sollievo nella rievocazione e nella cerimonia rituale. Alla fine, attori e spettatori insieme appendono le mascherine del ricordo ad una costruzione in legno che simboleggia un salice piangente. Si esce accompagnati nuovamente, come al principio, dalla musica di “Buonanotte fiorellino”, una nota di leggerezza che vuole compensare la tensione emotiva accumulata, ma che appare troppo dissonante rispetto al tenore complessivo della messinscena.

Che la tragedia di Antigone sia incentrata sul tema di quella che è stata chiamata “ideologia funeraria” è stato messo in luce da tempo[1], così come il fatto che attorno alla tematica del rito funebre si potessero sviluppare al tempo di Sofocle i contrasti più accaniti. Ma questa riproposizione del mito tragico evita di enfatizzare la contrapposizione tra Creonte e Antigone, se non altro perché la vicenda è immaginata svolgersi a cose fatte, ovvero dopo la morte di Antigone. Il dramma riguarda qui solo i superstiti e la loro necessità di compiangere e ricordare chi non c’è più.

Tra gli aspetti più originali di questa Antigone, cerimonia con canzoni c’è senz’alto l’idea di ambientarla in luoghi reali adibiti al culto funebre, ovvero nel Cimitero Monumentale di Bergamo e in una scuola di Brescia, l’istituto Razzetti, adiacente il cimitero Vantiniano. Brescia e Bergamo sono state il teatro più bersagliato della pandemia tra i 2020 e il 2021, ed era giusto e quanto mai opportuno che il progetto “la città dei miti” mettesse in scena lì la tragedia greca che parla di morte e di sepoltura negata.

Antigone. Cerimonia con canzoni

Drammaturgia: Elena Cotugno

ideazione e regia: Gianpiero Alighiero Borgia

coach di canto e supervisione musicale: Gianni Golini

artigiano dello spazio scenico: Filippo Sarcinelli

costumi: Elena Cotugno

tanatologa: Maria Angela Gelati

Interpreti: Elena Cotugno, Christian Di Domenico (cast italiano) musicisti in scena Luna D’Intino (voce), Allegra Micaglio (voce e flauto traverso), Sabino Rociola (chitarra e voce), Isabella Keiser e Jean-Louis Mercuzot (cast francese)

produzione: Teatro dei Borgia

in coproduzione con Centro Teatrale Bresciano e con Compagnie l’Eygurande (Francia)

in collaborazione con Cooperativa La Rete

Le immagini sono di Luca Del Pia

 

Lo spettacolo è andato in scena all’Istituto Razzetti di Brescia, di fronte al Cimitero Vantiniano, dal 26 settembre al 7 ottobre e all’interno del Cimitero Monumentale di Bergamo il 10 e l’8 ottobre. Prossime repliche: 4 e 5 novembre Torino (Fertili Terreni Teatro); 9 e 10 novembre, Firenze (Cantiere Obraz).

 

[1] Cfr. G. Cerri, Antigone e l’ideologia funeraria, in La mort, les morts dans les sociétées anciennes, a cura di G. Gnoli e J.-P. Vernant, Cambridge-Paris 1982, pp. 121-131.