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La cronaca di questi giorni registra purtroppo fatti luttuosi o preoccupanti che derivano dall’uso dei social, e in particolare dal più amato dai teenagers, Tik Tok.

Questa e altre piattaforme, ormai da tempo e ancor più adesso, durante la pandemia, permettono un' aggregazione sociale e una discussione collettiva altrimenti impossibili. Il video breve che viene postato su Tik Tok, infatti, viene concepito per un pubblico, è pensato per essere condiviso, commentato, criticato da quante più persone possibili. 

TikTok libera perciò energie creative e favorisce la ricerca di forme performative e artistiche. 

Su questo blog abbiamo già ospitato prove di adattamento della tragedia greca ai mezzi di comunicazione istantanea, realizzate dal Laboratorio di Drammaturgia antica dell’Università di Roma Tor Vergata e dal Laboratorio Dramma Antico del Liceo Classico ‘De Sanctis’ di Sant’Angelo dei Lombardi.

Analogo lavoro, condizionato dagli effetti della pandemia, è portato avanti da qualche mese da Cada die teatro, un’attivissima e quasi quarantennale compagnia cagliaritana che ha già performato un’azione scenica dall’Antigone di Sofocle, diretta da Mauro Mou, al Festival  dei Tacchi nell’agosto 2020, avendo per cornice la parete di pietra di Jerzu.

Dallo scoppio della cosiddetta seconda ondata epidemica, anche Cada die Teatro ha dovuto adattarsi alle distanze imposte dalla pandemia e all’impossibilità di esibirsi in pubblico, che danni forse irreparabili sta portando al teatro, alla percezione dell’evento teatrale, alla sua esperienza estetica come alla sua funzione sociale ed educativa. 

Così è nato e si sta sviluppando il progetto TikTok Antigone, che ha per protagonisti i ragazzi della Scuola di Arti Sceniche La Vetreria di Pirri (Cagliari) nell’ambito del V Festival Transistor: rinviamo alle pagine web del Festival per la descrizione del loro programma e delle loro attività. Di sicuro, un Festival che ha come sottotitolo Nuove generazioni – Disobbedienza non poteva, una volta o l’altra, che fermarsi a riflettere sull’archetipo di tutte le disobbedienze giovanili, ossia Antigone così come l’ha fatta agire Sofocle nella tragedia omonima, forse la più famosa tra le tragedie greche superstiti.

L' Antigone è la tragedia, scriveva il poeta Friedrich Hölderlin, della rivoluzione, in cui si sovvertono tutte le forme politiche e familiari conosciute.

Perciò diventa la tragedia modello della disobbedienza, anche per questo motivo particolarmente amata dai giovani, che vorrebbero (o dovrebbero) spesso sovvertire tutto, non adeguarsi alla mentalità comune, rovesciare i valori vecchi e sostituirli con nuovi. Ma quando è davvero giusto disobbedire? E si può disobbedire alle leggi dello Stato?  

Vi sono stati periodi storici non remoti, durante i totalitarismi del Novecento, in cui disobbedire alle leggi dello Stato ha rappresentato un dovere e non una trasgressione: ad esempio disobbedire all'infamia delle leggi razziali durante il nazismo e il fascismo. 

Ma cosa è la disobbidienza oggi e nelle nostra democrazia? La disobbidienza non è contraria alla democrazia, anzi, dovrebbe essere un suo strumento. In democrazia la disobbidienza è una manifestazione di critica necessaria per chi sta al governo, che tenendone conto può così correggere il tiro delle proprie decisioni. Anche lo sciopero è un tipo di disobbidienza legittima. La democrazia, infatti, è o dovrebbe essere sempre partecipazione al governo della cosa pubblica. Dove la disobbidienza non è possibile, oppure è repressa, la democrazia contraddice e combatte sé stessa. Dove la disobbedienza viene punita, abbiamo sempre una forma di tirannia. E così torniamo al mito greco.

L'Antigone di Sofocle mette in scena una leggenda, il racconto di una ragazza che muore perché si è opposta ad una legge del Re, il quale ha ordinato di lasciare insepolto suo fratello, caduto mentre portava guerra alla città, e dunque considerato un nemico dello Stato.

Antigone si ribella alla legge del Re, perché non la crede giusta; crede, soprattutto, che ci sia una legge superiore a quella degli uomini, una legge degli dei, per rispetto della quale lei ha il dovere di seppellire suo fratello. Antigone dunque, nonostante il divieto e nonostante sia stata prevista la pena di morte per i trasgressori, prova a seppellire il fratello spargendo sul suo corpo la terra raccolta con le mani; viene colta sul fatto, catturata dalle guardie del Re e condannata ad  una morte orrenda, di fame, chiusa in una grotta senza vie d'uscita, sepolta viva.

La condanna di Antigone è crudele perché vuole essere esemplare, incutere terrore negli altri cittadini, tra i quali molti non pensano che Antigone sia una criminale, ma solo una sorella addolorata: il Re vuole punirla nonostante sia sua nipote e soprattutto la promessa sposa di suo figlio Emone. Inutilmente il figlio cerca di convincere il padre che i cittadini approvano Antigone e lo invita, in quanto Re, a tener conto dei sentimenti e della volontà della maggioranza. Il Re resta inflessibile e la tragedia compie il suo corso.

Come ogni tragedia greca, l'Antigone mette in scena dei conflitti: tra chi ha il potere e chi invece lo subisce; tra i maschi e le donne; tra i vecchi e i giovani.

Il problema alla base dell'Antigone di Sofocle, che pure fu scritta e rappresentata a metà del V sec. a.C., non ha perso in nulla di attualità:  esso nasce dal fatto che la legge non si identifica sempre con la giustizia, e perciò la disobbidienza a leggi ingiuste diviene un atto di coraggio, che si basa su una incrollabile fiducia nelle proprie convinzioni, sulla coerenza a sé stessi e alle proprie idee, e può portare persino al sacrificio della vita.

Questo è il caso della mitologica Antigone di Sofocle, ma è anche il caso di tutti coloro che, famosi o meno, sono morti e muoiono per difendere le loro idee. Anche oggi, moltissimi si ribellano alle leggi dei loro Stati, considerandole ingiuste, e mettendo così a repentaglio la loro vita: in questo blog abbiamo parlato, ad esempio, dell'opposizione in Turchia e in Bielorussia

Ma chi può dire se la disobbidienza è giusta o ingiusta? L'Antigone di Sofocle afferma di rispettare le 'leggi non scritte' degli dei, ma tali leggi valgono anche per chi non crede in alcun dio, eppure obbedisce a una legge morale: tutti gli uomini conoscono, o dovrebbero, le 'leggi non scritte' dell'umanità, della pietà, della compassione, della solidarietà, del rispetto, dell'amore

Le idee per le quali si disobbidisce non devono insomma rappresentare interessi egoistici, e soprattutto non devono poter danneggiare gli altri o il bene comune. Non si deve ad esempio disobbedire in nome della libertà, se la nostra libertà limita quella degli altri: ed è questo un principio difficile da rispettare e talora persino da comprendere. In un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la libertà personale di tutti noi è stata ed è fortemente limitata, continuiamo a rispettare le leggi e a non disobbedire, rinunciando alla nostra libertà, perché sappiamo che riprenderci la libertà contro la legge e disobbedire alle sue norme significherebbe danneggiare gli altri.

Obbedienza e senso di responsabilità sono perciò concetti attualissimi nell'immediato presente: ed è in questo presente che i ragazzi della Scuola di Arti Sceniche La Vetreria hanno cominciato a lavorare sull'Antigone di Sofocle. 

Si sono scrupolosamente documentati e hanno dato vita a un blog complesso, diviso in molte caselle, che aprono altrettanti mondi sulle loro ricerche, sulle cartografie (del mito e dei partecipanti alla scuola), sulle loro esperienze.

Tra queste, a noi interessa soprattutto la sezione dei video TikTok Antigone, una sezione  che è ancora un cantiere di lavoro. Nei brevi video, che i ragazzi si sono scambiati tra loro, il mito di Antigone risulta frammentato, spezzato, interpretato. Ne sono nate  'schegge' visive, di pensiero e di emozione, con alcuni elementi ricorrenti.

Nei video, che si possono vedere quipredomina la figura femminile allo specchio, che si imbratta di rosso o si rende irriconoscibile, imprigionando il volto in una serie di fasce orizzontali, si trucca, si traveste, alla ricerca di sé stessa o meglio di un’immagine in cui possa riconoscersi. Un'Antigone contemporanea, con una femminilità consapevole, che scopre il gioco della seduzione, spaventata però dal diventare adulta, filmata mentre compie un rito di passaggio violento, rappresentato come uno squarcio in un lenzuolo bianco. Questa ragazza vorrebbe mantenere intatta la sua libertà, fuggire dalle catene dei 'grandi' e della sua stanza e continuare a correre nel vento, tenendo tra le braccia un orsacchiotto, unico amico.

L'infanzia, ci sembra di capire da questi 'corti', viene ricordata nostalgicamente come l'età dell'oro, quella in cui possiamo essere chi ci sentiamo di essere, senza limitazioni o condizionamenti: non accade altrettanto nell’età adulta, che impone ruoli, comportamenti, atteggiamenti e obbliga anche a scelte spesso contrarie a quel che segretamente si vorrebbe davvero. Il mondo degli adulti, sulla cui soglia stanno i protagonisti di questi video, impone soprattutto il saper e dover essere ‘maschi’ e ‘femmine’, senza confusioni, in un gioco perverso e talora mortale per chi disubbidisce a quei ruoli preconfezionati e non vuole identificarsi con essi.

La disobbidienza, allora, nella maggior parte dei video, non si esercita contro lo Stato o un’autorità statale (che in questi frammenti non compare, o non compare ancora); ma contro la famiglia tradizionale, i suoi riti, come il pranzo domenicale, i suoi luoghi: le non più rassicuranti camerette da bambini e la casa-prigione. Tebe, allora, più che una città è una Tebe privata, privatissima, un microcosmo diviso tra chi vuole e chiede amore e chi invece non sa e non vuole darlo.

Le piccole storie dei video raccontano perciò anche di solitudine, di non accettazione, dell’aspirazione a libertà infinite: come la libertà promessa dall’orizzonte sconfinato e luminoso che dal promontorio della ‘Sella del diavolo’ sembra potersi raggiungere con un battito d'ali. E l'aprirsi di quell'immensità può farci sentire, almeno un attimo, vicini a un dio.

Nei 'corti' si intuisce il desiderio di viaggi che portino lontano dalle conosciute strade, verso luoghi immaginati, verso fantasie. 

Per contrasto, in alcuni video si diffonde la claustrofobia di paesaggi angusti, di camere con vista assai limitata, di speranze quasi soffocate dai vicoli stretti e antichi di una realissima 'Tebe', in cui è riconoscibile la contraddittoria città sospesa tra sviluppo urbano e tradizione, tra corruzione ed etica pastorale di quel capolavoro incompiuto che è Bellas Mariposas (1995) di Segio Atzeni e del film ispirato da questo racconto, dagli accenti felliniani, di Salvatore Mereu (2012). 

Sono i muri, scrostrati, colorati, istoriati, simbolici, gli altri protagonisti dei video, i muri e le pietre della città sul mare: pietre bianche, su cui si specchiano le luci e le ombre del cielo, su cui cadono gocce di pioggia e di lacrime, pietre schizzate di sangue, incise con le unghie, pietre potenti di antichi bastioni da difesa.

I ragazzi, nei video, si aggirano tra muri di costruzioni abbandonate, si avventurano in intercapedini di edifici distrutti da una qualche crisi, da una guerra economica o dagli esperimenti militari di capo Teulada, si fermano a decifrare i graffiti urbani e ne scrivono a loro volta. 

Sui muri vi sono così frasi che testimoniano vite individuali e collettive, battaglie di un tempo, l'8 marzo e il primo maggio, muri già scritti e su cui si scrive ancora, muri che diventano oceani attraversati da Moby Dick o dabba balena che ha ingoiato Pinocchio, muri come luoghi di memoria.

Tra tutti i gesti filmati in TikTokAntigone, predominano quelli compiuti con le mani, mani sporche a devastare il sorriso delle figure disegnate dai bambini su fogli di carta troppo fragili e facili da accartocciare. Mani che si intingono nel coloro, a segnare di rosso sangue o di nero il corpo oppure superfici ancora bianche, immacolate. Mani che testimoniano il fare e anche la paura di voler fare.

Mani che si difendono, mani che cancellano e riducono tabula rasa, passando un pennello di vernice bianca su parole come ‘giustizia, amore, diritti, opposizione, ribellione’. Mani che si incontrano, rovistando tra foglie secche d’autunno, stringendo polvere, rabbie, timori. Mani che si uniscono, si intrecciano, a testimoniare, ancora e ancora, amore.

Ritornano ancora le parole sconnesse delle protagoniste di Bellas Mariposas, Antigoni di periferia contemporanea abbandonate nell'isola:

"Il 3 agosto è diventato il giorno che ho scoperto mia sorella Luna è proprio mia sorella dello stesso sangue

ho perso babbo

meglio perderlo che trovarlo

Ho detto a Luna Ho voglia di baciarti

e Luna ha detto anch'io

ci siamo baciate con labbra leggere

e Luna ha detto Le nostre labbra sembrano farfalle

Luna ha detto Bellas Mariposas

e ci siamo addormentate

chissà a che ora Gigi e Samatha sono riusciti ad attraversare la strada mano nella mano?"

In Tik Tok Antigone, in questi frammenti di disagio e di insicurezza, nell’opacità di non sentirsi nel ruolo giusto, trapela spesso però la rabbia di voler cambiare le cose.

Anche la storia di Antigone si vorrebbe cambiare e correggere: 'Antigone non morirà', urla una scritta sul muro; 'Fight the tyrant', scrive qualcuno su una parete.

La ribellione non è affatto spenta, la maschera di Anonymus si staglia inquietante nella notte a chiedere giustizia, ed echeggia persino la risata beffarda del protagonista di Joker, a ricordare che bisogna guardarsi dalla fame e dalla disperazione degli ultimi.

Di questo, e di altro, parleremo presto con i ragazzi della Vetreria.      

 

Tutte le immagini sono tratte da  Sporchi di Polvere. Cuori di Panna Smontata/Cada Die Teatro
azione scenica dall'Antigone di Sofocle di Mauro Mou, Jerzu, Agosto 2020, @Gianfilippo Masserano

Sella del diavolo, Cagliari