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Nell’ambito dei Salzburger Festspiele, che festeggiano il loro primo secolo di vita, Milo Rau porta in scena una rivisitazione  del classico di Hugo von Hofmannstahl  Jedermann (Ognuno). Scritto nel 1911, rielaborato nel corso della prima guerra mondiale,  il dramma inaugurò il Festival  nell'agosto 1920, con una memorabile rappresentazione nella barocca piazza del Duomo,  regista Max Reinhardt, e da allora  è stato rappresentato ad ogni edizione (se si eccettuano gli anni tra il 1922-1925 e il 1938-1945).

I riflessi drammaturgici e letterari della Alcesti di Euripide, rappresentata ad Atene nel 438 a.C., sono stati molteplici e giungono sino a oggi. Nel lungo e sfaccettato iter di riscritture e messe in scena del dramma euripideo, intessuto di enigmaticità e antinomie, si pone un testo poetico latino del IV sec. d.C., il Carmen de Alcestide, più noto come Alcestis Barcinonensis (Alcesti di Barcellona). Questo libro si propone di interrogare l’Alcesti tardoantica sulla sua teatralità e ne offre una nuova traduzione italiana, accompagnata da un commento, in cui il testo viene analizzato secondo illuminanti prospettive letterarie, teatrali e di storia della cultura antica. Conclude un capitolo sulle componenti performative della Alcesti di Barcellona nell’ambito delle forme spettacolari del tardoantico e sulla sua vita teatrale nella contemporaneità: una Alcesti ‘redux’ sulle scene del XXI secolo e stimolo drammaturgico per nuove.

Per altre informazioni vedi qui. Per la collana 'Antichi riflessi' a cura di Sotera Fornaro, Maria Pia Pattoni, Gherardo Ugolini vedi qui.

 

 

 

Previdenza privata. Deserto del Sahara. La vespa punge il

ragno, lo paralizza, lo trascina nel buco vicino alla larva.

A suo tempo, questa se ne ciberà, attingendo vita dal terrore

impotente del disgraziato.

 

 Cupidi di soldi

di regali preziosi

di regali poco preziosi

di idee

di sogni

di passioni

di te, universo pieno di stelle –

di te, dolore aperto sull’infinito.

 

 Ritirata in casa; solitudine totale; clausura senza chiostro;

montagna senza deserto. Questa è penitenza che disossa

ogni volontà.

Dio dovrebbe tenerne conto.

 

 Eppure la vita è bella e ti riempie di frenesia che succhia

il midollo, mostra le cose nel loro mistero.

Baccante dell’insondabile, mi stendo timida sullo stelo

che apre l’universo.

 

 Vergognosa prostituta sei tu, Parola, e sordida mezzana

che offri al niente l’alibi mistificatore.

 

 Foreste distrutte, alberi rinsecchiti, foglie incancrenite.

Ahimè, mi si rompe il cuore e piango l’inutile mio

pianto.

 

 Quando fra te e la Morte si pone la gran risata, allora sei

vecchio e vincitore.

 

 

 

Nessuna spina può trattenere la mia libertà che, pur ferita

da voi, punte di destino sollecitatore, s’esprime cioè si-

spreme, goccia di nettare offerta al dio niente.

 

 

E tu, Ulisse, mi dirai che il nepente calma ogni dolore.

Ma il cane Argo morto ai tuoi piedi?...

 

Poso le dita sulla tua pietra, Micene antica, e godo la mia

eternità così concreta, così frantumata.

 

Bisogna sempre sacrificare l’innocente per rendere pietoso

Dio?

 

Pioggia di sangue sulla zolla inaridita dalla follia dell’uomo.

Perché tagliare la gola al capretto?

L’uomo deve tagliarsela, scomparire, liberare la Terra

dea mater.

 

e la terra geme croste d’arsura, si sbriciola, si adagia in

caverne dove, se volgi le spalle, non c’è proprio luce.

Rimane nudo lo spavento.

 

Ma Dio conosce pietà?

 

 

 

 

 

 

Enrica Gnemmi (Sesto Calende, 1922-2004) è stata insegnante, musicista, scrittrice di teatro, narrativa, poesia (www.enricagnemmi.it).

La pubblicazione di parte delle sue opere si deve al rigoroso e appassionato lavoro di Paolo Zoboli, docente e studioso di Letteratura italiana contemporanea (https://independent.academia.edu/PaoloZoboli).

 

I Pensierini qui pubblicati (Enrica Gnemmi, Pensierini, in Opere, IV: Scritti varii, 2, pp. 5, 7, 8, 14, 15, 16, 20, 22, 23, 24, 28, 29, 30) risalgono, probabilmente, al periodo «tra la fine di gennaio e l’inizio di aprile del 1992 » (Nota al testo di Paolo Zoboli, ibidem, p. V).

Ringraziamo Paolo Zoboli per aver messo generosamente a disposizione di Visioni del tragico questi testi ancora inediti.  

 

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